Le false certificazioni non avrebbero superato le verifiche dell’App “VerificaC19”

Nell’ambito di un’operazione denominata “Fake pass” la polizia postale e delle comunicazioni ha denunciato quattro persone, di cui due minorenni, per aver venduto online falsi Green pass per prezzi che andavano dai 150 ai 500 euro. Per le richieste si passava tramite canali Telegram e il pagamento avveniva tramite porzioni di bitcoin, la criptovaluta più conosciuta, o attraverso buoni acquisto per lo shopping online. Gli ingenui acquirenti, spiega la Polizia in una nota, con la garanzia dell’anonimato assoluto, pagavano le false certificazioni di avvenuta vaccinazione contro il Covid 19 sperando così di aggirare la normativa e potersi muovere più liberamente in questo periodo estivo, pur senza vaccinazione. Alla fine, nonostante gli indagati abbiano cercato di confondere i passaggi di denaro utilizzando appunto criptovalute come pagamenti, sono stati scoperti e i loro canali Telegram, una trentina circa, sequestrati. Come spiega poi la Polizia di Stato, sarebbe impossibile ottenere un Green pass contraffatto, in quanto «le false certificazioni non avrebbero infatti superato alcuna verifica sull’App ufficiale “VerificaC19”; attraverso l’applicazione viene interrogata la banca dati ministeriale contenente l’elenco ufficiale della popolazione vaccinata e, di conseguenza, un Qr-code generato con una certificazione non autentica sarebbe stato immediatamente scoperto».