di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

La misura totem dei Cinque Stelle, approvata ai tempi del Conte Uno gialloverde – non dimentichiamo l’ostilità dei dem, che allora si schierarono decisamente contro il reddito – era nata con l’intenzione di salvaguardare le persone senza lavoro che non avessero sostegni economici, per poi avviarle verso una nuova occupazione. Il reddito, però, in questi anni ha mostrato moltissime criticità. Molteplici gli abusi, i casi di non aventi diritto che hanno beneficiato del sussidio, o di chi, per non perderlo, ha preferito rinunciare a lavorare o ad avere un contratto in regola, per cumulare sussidio e altre entrate in nero in barba alla legge. Del tutto evanescente, poi, quello che doveva essere il secondo pilastro del RdC accanto al sussidio, ovvero le politiche attive. Ora, di fronte a quanto avvenuto nel lasso di tempo fra l’approvazione della misura e i giorni nostri, ovvero la pandemia da Covid-19, le implicazioni economiche oltre che sanitarie, il fatto che moltissimi lavoratori si siano trovati a ricevere durante i lockdown e le chiusure risorse inferiori a quelle riservate ai percettori di reddito, pur avendo sempre prodotto per sé e per gli altri, in molti si chiedono se abbia ancora senso il reddito di cittadinanza così come strutturato o se non sia invece il caso di abolirlo o quantomeno modificarlo. Draghi, un po’ inaspettatamente, l’ha difeso: «Il concetto alla base del reddito di cittadinanza io lo condivido appieno». Sicuramente, in questo ha ragione il Premier, c’è bisogno di uno strumento che consenta ad ogni cittadino di sopravvivere dignitosamente anche nei periodi di disoccupazione, come avviene del resto in buona parte dei Paesi avanzati. Tanti nostri connazionali hanno potuto usufruire di questo sostegno, riuscendo così a vivere più serenamente, dal punto di vista economico, superando momenti di inoccupazione e difficoltà. Altrettanto evidenti, però, le inefficienze del reddito, almeno per come funziona allo stato attuale delle cose. La crisi Covid certo non ha aiutato a generare nuova occupazione, quindi neanche a trovare un lavoro ai percettori di reddito di cittadinanza. Non solo: il sistema dei centri per l’impiego non si è certo messo a regime e le lacune sono ancora moltissime. Infine, la questione abusi: troppi quelli che hanno approfittato della situazione. Per riformare il reddito, volendolo comunque mantenere, occorrerebbe rimodularlo con condizionalità precise e rispettate, maggiori controlli, con la possibilità, sburocratizzando, di far svolgere servizi utili alla collettività ai percettori di reddito in attesa di trovare un lavoro, un segnale che sarebbe importante per l’intera collettività. Insomma, specie in un periodo di grave crisi, per tutti, come quello attuale, bisognerebbe mantenere una doverosa lotta alla povertà, evitando, però, distorsioni ed assistenzialismo.