La battaglia della Cisnal: l’intervento in Parlamento del numero uno del sindacato, Gianni Roberti

Lo sgomento dell’Italia per i fatti di Marcinelle fu interpretato dall’onorevole Gianni Roberti, cofondatore della Cisnal (come si chiamava allora l’attuale Ugl), che nella seduta della Camera del 9 ottobre 1956 bollò come «non degno di uno Stato, di un paese sovrano» il fatto che «la situazione, per quanto riguarda i nostri minatori nel Belgio» dopo la tragedia fosse «immutata, cioè̀ allo stesso punto in cui era prima del disastro di Marcinelle» in quanto «nessuna garanzia di sicurezza hanno i nostri lavoratori, perché́ l’inchiesta in Belgio si svolge senza la partecipazione delle nostre rappresentanze sindacali». Il presidente della Cisnal continuò: «Noi non possiamo avere fiducia alcuna nei sindacati belgi, in quella che sarà̀ la loro azione di tutela, perché́ essi sono perfettamente d’accordo con i padroni delle miniere. Sebbene i sindacati belgi siano dominati dai socialisti e socialista sia anche il governo di quel Paese, ambedue sono d’accordo nel riservare alle miniere buone e sicure i lavoratori belgi e nel confinare i lavoratori stranieri, e italiani in ispecie nelle miniere marginali, in quelle che non hanno alcun dispositivo di sicurezza e non offrono alcuna garanzia». E ancora, sempre l’esponente del Movimento sociale italiano: «Non è possibile lasciare le cose in questo stato, non è concepibile restare inerti, sapendo che le condizioni delle miniere sono quelle di ieri, che i nostri lavoratori sono esposti agli stessi rischi cui erano esposti ieri».