di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

È evidente che il Monte dei Paschi di Siena, da una parte, da solo non avrebbe avuto la forza di navigare nelle acque dei mercati finanziari. Ma, da un’altra, è difficile accettare che a salvarla o, peggio, a salvarne solo una parte, quella “buona”, debba essere Unicredit. Quell’Unicredit del presidente Pier Carlo Padoan, ex ministro dell’Economia nei Governi di centro sinistra dal 2014 al 2018, e dell’amministratore delegato Andrea Orcel il quale, dopo 105 giorni dal suo insediamento, ha lanciato una proposta di aggregazione – che tutti si aspettavano – proponendo, appunto, una “due diligence” con il Governo, cioè lo Stato e quindi tutti noi, che terrebbe per sé la parte “cattiva” (debiti, questioni legali, etc etc). La trattativa in corso, riservata, a metà settembre dovrebbe portare a una decisione sull’aggregazione o acquisizione di Mps, che il governo italiano si è impegnato a cedere entro la fine del 2021. Ricordarsi e ricordare che in quella stessa Siena, cuore e motore di Mps, si è candidato il segretario del Pd, Enrico Letta, alle elezioni suppletive con il fine di poter – legittimamente si intende – entrare in Parlamento, è la perfetta o perversa chiusura di un cerchio o, forse sarebbe meglio scrivere, della solita cerchia.

Non è questo ciò che serve. Per rilanciare il Monte dei Paschi di Siena e tutelare i posti di lavoro a rischio, occorre prendere tempo e puntare sul valore unico della banca: il profondo e radicato legame con il tessuto economico del territorio. L’operazione Unicredit, invece, non solo ha il sapore amaro di una svendita con ricadute occupazionali inaccettabili, ma sposterebbe l’intera attività bancaria da Siena a Milano, cancellando quindi quel prezioso legame che caratterizza più di altro la seconda banca d’Italia. Occorrono, inoltre, garanzie precise: il blocco dei 6mila esuberi, il «no» al cosiddetto “spezzatino” dell’Istituto, il salvataggio del marchio e la definizione precisa del ruolo dello Stato. Altrettanto necessario è riaffermare quei principi di trasparenza e correttezza che una gestione fortemente compromessa con la politica del passato – è l’augurio – non ha saputo assicurare. Ci aspettiamo, quindi, che gli interventi del Governo puntino ad un rafforzamento effettivo del Monte dei Paschi di Siena, a tutela sia dei lavoratori sia delle piccole e medie imprese del territorio. Come sindacato UGL, per noi al primo posto ci saranno sempre la salvaguardia delle migliaia di lavoratori, il rapporto con il territorio e il patrimonio storico di una banca, la più antica del mondo e la seconda in Italia. Nonché ultima in Europa, come hanno dimostrato gli stress test, non per caso però, ma perché distrutta da una ben nota gestione politica.