Lo denuncia l’associazione Antigone, sottolineando che un detenuto su sei è in attesa di primo giudizio e uno su tre è in custodia cautelare

Le carceri italiane sono sovraffollate: troppi detenuti rispetto al numero dei posti disponibili. A denunciarlo è l’associazione Antigone nel suo ultimo rapporto, evidenziando un problema che affligge il nostro Paese da molto tempo: il sovraffollamento delle carceri è un inaccettabile, ha sottolineato il presidente del Consiglio, Mario Draghi, qualche settimana fa in occasione di una sua visita nell’istituto penitenziario di Santa Maria Capua a Vetere. Secondo i dati aggiornati al 30 giugno, i detenuti sono 53.637, 2.228 delle quali sono donne (4,2%) e 17.019 stranieri (32,4%). I posti a disposizione sono meno – 50.779 –, il tasso di affollamento ufficiale si attesta così al 105,6%. «Il reale tasso di affollamento nazionale è superiore a quello ufficiale in quanto a metà giugno 2021 i posti effettivamente disponibili erano 47.445 per un tasso di affollamento reale del 113,1%», sottolinea Antigone. Tra gli istituti penitenziari, se ne contano 117 su 189 con un tasso di affollamento superiore al 100%, mentre 54 hanno un affollamento fra il 100% e il 120%, 52 si trovano nella fascia fra il 120% e il 150% e 11 istituti hanno un affollamento superiore al 150%. Le carceri di Brescia (200%), Grosseto (180%), Brindisi (170,2%), Crotone (168,2%) e Bergamo (168%) con il più alto tasso di sovraffollamento. Non tutti i detenuti sono stati condannati: uno su sei è in attesa di primo giudizio, uno su tre è in custodia cautelare. Al 30 giugno, il 69,4% dei reclusi stava scontando una condanna definitiva. Tra quanti non sono stati condannati in via definitiva, il 48,4% è in attesa della pronuncia della sentenza d’appello, il 39,2% invece della Cassazione. Il sovraffollamento delle carceri è un problema che si trascina da molto tempo. La situazione sarebbe anche peggiore se tutte le persone condannate fossero recluse. In molti, infatti, stanno scontando la pena all’esterno delle carceri: complessivamente sono 67.334. Fra queste, circa 31mila svolgono una delle tre misure alternative previste dall’ordinamento penitenziario: affidamento in prova al servizio sociale (18.382), detenzione domiciliare (11.836) e semilibertà (749). «Il totale di persone in misure alternativa sia più che raddoppiato negli ultimi 10 anni», osserva il rapporto di Antigone, sottolineando che «erano infatti poco più di 14mila nel 2010, quasi 29mila a fine 2020 e superata la soglia delle 30mila nel primo semestre del 2021».