Ok dalle parti sociali, ma attenzione alle criticità che lasciano indietro il Mezzogiorno

Un testo che ha una portata rilevante, ma che rappresenta un punto di partenza. Questa in estrema sintesi la reazione di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e le altre componenti della Rete per la protezione e l’inclusione sociale, cui il ministro Andrea Orlando ha presentato il nuovo Piano sociale nazionale 2021-2023. La preoccupazione principale nasce dalle tante criticità che investono il territorio, criticità accresciute durante il Covid-19 e che hanno portato ad una sempre maggiore domanda di servizi sociali. Aspettative enormi, quindi, alle quali il governo spera di poter dare delle risposte positive attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che ha al suo interno un corposo capitolo sociale, e con le misure messe in campo a legislazione vigente e in prospettiva con la prossima legge di bilancio. Il Piano sociale nazionale si caratterizza per un approccio organico agli interventi sociali, per la definizione e l’attivazione dei Livelli essenziali delle prestazioni sociali, i cosiddetti Leps, e per l’individuazione di fondi certi che permetteranno, a regime, di poter effettuare delle gare di affidamento su base pluriennale. Fra le criticità individuate, la carenza: di personale negli enti locali, di fondi complessivamente dedicati, cosa che si ripercuote negativamente sugli utenti e sulle stesse cooperative che gestiscono parte del welfare territoriale, e di informazione dei potenziali beneficiari.