Dal Green Pass alla Giustizia, difficile nascondere i segnali di logoramento nel Governo. Una maggioranza mai così tanto eterogenea e l’approssimarsi, tra pochi giorni, dell’inizio del semestre bianco complicano il percorso dell’esecutivo Draghi

Stamattina alle 11.30 era previsto un Consiglio dei Ministri a Palazzo Chigi, poi slittato di due ore di ritardo allo scopo di fare il punto della situazione sulla riforma del processo penale o Riforma Cartabia, prima di iniziare (di incagliare) il Consiglio stesso. E di nuovo sospeso, intorno alle 15.00, in assenza di un’intesa sulla giustizia. Le intenzioni del presidente del Consiglio, Mario Draghi, sono abbastanza note: chiudere il dossier oggi stesso affinché il provvedimento arrivi nell’Aula della Camera domani, venerdì 30 agosto, e farlo passare con la fiducia. Nelle 24 ore, e forse più, antecedenti il CdM il premier si è dovuto confrontare con tutti i leader della maggioranza per trovare un punto di convergenza. Ulteriori dilazioni non rappresenterebbero un bel segnale per Bruxelles. Un punto di caduta lo ha proposto ieri il leader della Lega, Matteo Salvini, prospettando di inserire una lista di reati imprescrittibili, da quelli per mafia a quelli sulla violenza sessuali e sulla droga. Un consiglio utile visto che l’atteggiamento del “leader in pectore” del M5s, Giuseppe Conte, continua ad essere ondivago, lasciando ad intendere, senza cioè mai ammetterlo apertamente, che il Movimento potrebbe non votare la riforma e la fiducia. Qualche minuto prima dell’inizio del CdM, fonti del M5s hanno reso noto all’agenzia AdnKronos che «i processi che riguardano i reati del 416 bis.1 non possono concludersi con un nulla di fatto. Sulla mafia non si transige» ovvero su questi reati come non può entrare in gioco l’improcedibilità. Il Consiglio, peraltro, è iniziato senza i ministri pentastellati, poiché impegnati in una conference call con Giuseppe Conte, proprio sulla riforma della giustizia e sulle valutazioni in merito, per poi arenarsi di nuovo nel breve giro di una mezz’ora. Il Governo Draghi sembra essere arrivato ad uno dei passaggi più difficili del suo percorso di per sé già molto difficile e ulteriormente complicato dalla crisi del M5s nonché dal ritorno in scena da “leader in pectore” dell’ex premier Giuseppe Conte. Altri segnali difficoltà: la fibrillazione sui decreti da convertire, come il semplificazioni o, stamattina, l’abbandono del gruppo M5s da parte della senatrice Botto, che potrebbe non rappresentare un caso isolato. Senza dimenticare la diatriba, non solo tra i partiti della maggioranza, ma anche con diverse categorie sull’utilizzo del Green Pass e sull’obbligo vaccinale a Scuola. Anche se Draghi riuscisse a portare a casa il suo obiettivo, ovvero chiudere un accordo sulla riforma del Processo penale entro oggi, i segnali di logoramento all’interno di una maggioranza mai così tanto estesa ed eterogenea sono ormai evidenti ed è sempre più difficile nasconderli.