«I bollini allarmistici favoriscono prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta ed escludono alimenti sani e naturali»

«No al bollino rosso sui prodotti della Dieta Mediterranea che dall’Europa al Sudamerica fino all’Oceania rischiano di essere ingiustamente diffamati da sistemi di etichettatura ingannevoli che, sotto il pressing delle

multinazionali, sostengono modelli alimentari sbagliati che mettono in pericolo la salute dei cittadini ma anche il sistema produttivo di qualità del Made in Italy a partire dai piccoli agricoltori». A chiederlo è il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, lanciando un appello in occasione della mostra “Cibo dei popoli, la filiera agroalimentare italiana incontra il mondo”, allestita nella sede dell’organizzazione, a Palazzo Rospigliosi, a Roma. Si tratta di un’iniziativa alla vigilia del vertice in programma a settembre del comitato “etichettatura alimentare” del Codex Alimentarius, un organismo della FAO, che discuterà l’adozione di linee guida sul Fop, il Front of Pack Nutritional Labelling, «spinta – denuncia Coldiretti, sostenendo che l’Italia è leader mondiale nella tutela della biodiversità, nella sicurezza alimentare e nelle produzioni di qualità – dalle grandi multinazionali sostenitrici dell’etichetta nutrizionale sulla quale dovrà presentare una proposta entro il 2022 anche la Commissione Europea». Coldiretti cita alcuni esempi di nutriscore adottati in diversi Paesi. L’elenco è piuttosto lungo e comprende Francia, Belgio, Germania e potrebbe arricchirsi con l’Olanda e il Lussemburgo. «In Gran Bretagna il sistema del “traffic light” – rileva Coldiretti – che misura con i tre colori tipici del semaforo (verde, giallo e rosso) il quantitativo di nutrienti principali contenuti negli alimenti: grassi (di cui saturi), zuccheri e sale. Un modello che potrebbe essere adottato anche in India, mentre in Sudamerica rischia di fare scuola il bollino nero cileno – prosegue Coldiretti – che sconsiglia di fatto l’acquisto di prodotti come il Parmigiano, il Gorgonzola, il prosciutto e, addirittura, gli gnocchi, e a cui potrebbero guardare il Brasile e il Perù». «I bollini allarmistici, basandosi sulla presenza di determinate sostanze calcolate su 100 grammi di prodotto e non sulle effettive quantità utilizzate, favoriscono prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta e finiscono per escludere paradossalmente alimenti sani e naturali», ha sottolineato Prandini, aggiungendo che si tratta di «un grave danno per il sistema agroalimentare italiano».