di Francesco Paolo Capone Segretario Generale UGL

Ieri è stata una tragica giornata per diversi territori del nostro Paese: i danni causati dagli incendi dolosi, che ancora imperversano nell’Oristanese, hanno prodotto danni incalcolabili in Sardegna in termini ambientali, sociali ed economici. Anche al Nord si piange: le violente grandinate (con chicchi fino a 10-12 cm), che hanno colpito ieri pomeriggio l’alto parmense, l’alto reggiano e il mantovano, hanno prodotto milioni di euro di danni materiali tra autovetture, immobili e colture. Tutto può rappresentare una spinta o un freno quando si parla di economia e di ripresa, anche i danni causati dal maltempo. Allo stesso modo il monito lanciato ieri dal Centro Studi Confindustria, che in parte porta acqua al mulino delle tesi non del tutto condivisibili di viale dell’Astronomia, vaccinazione obbligatoria nei luoghi di lavoro, va ascoltato: la ripresa c’è e si vede, ma bisogna andare avanti con la campagna vaccinale. Gli industriali italiani, infatti, vedono un rimbalzo dell’economia nel 2021, al punto che la previsione di un Pil a +5% del Governo potrebbe avverarsi. Ma a patto che la campagna vaccinale completi il suo percorso. Secondo Confindustria il nesso tra ripresa e vaccinazioni è strettissimo e non c’è ragione di non credere a questo: a giugno la risalita si è irrobustita, «grazie all’accelerazione delle vaccinazioni e a meno restrizioni».

Gli scettici, che riempiono le piazze, dovranno ricredersi o dovremo aiutarli a ricredersi, soprattutto in alcuni settori nei quali è difficile immaginare un obbligo vaccinale. Ma non ci sono solo i vaccini. In termini di rilancio, importante da considerare è il nesso tra occupazione e leva fiscale. Un nesso fondamentale anche per arginare un’altra piaga, quella della povertà assoluta, che non può essere curata a colpi (a salve) di Reddito di Cittadinanza. Dal mio punto di vista, i primi segnali di ripresa economica, così come le stime in rialzo del Pil, vanno colti per attuare una delle riforme che, più di altre, il Paese attende da decenni: quella fiscale. Il carico delle tasse per lavoratori e imprese ha ormai raggiunto livelli insostenibili e perciò diventa prioritario intervenire per semplificare l’attuale sistema tributario e ristabilire il principio dell’equità. La flat tax diventa, quindi, una misura necessaria, a maggior ragione in questa fase di ripartenza, complicata da eventi imprevedibili, per immettere liquidità nell’economia reale. Quello che serve è un piano ambizioso, fondato su una consistente riduzione del prelievo fiscale sul lavoro, che avrebbe un impatto significativo sull’occupazione favorendo le assunzioni e, parallelamente, provvedimenti di contrasto al fenomeno del “dumping fiscale”, insieme ad un ampio programma di incentivi alle imprese che investono in Italia. Siamo pronti a discuterne con il Governo intorno a un tavolo insieme alle altre forze sociali. Il meteo e il clima, in un certo senso, rivelano che non abbiamo più molto tempo da perdere.