Il saldo pre-pandemia resta ancora fortemente negativo per 753mila unità

L’inversione di tendenza c’è sicuramente stata, anche se è oggettivamente presto per capire cosa potrà succedere nei prossimi tempi. Da inizio pandemia a tutto gennaio 2021, l’occupazione si è ridotta di 916mila unità, poco meno rispetto alle previsioni che, già ad aprile del 2020, fece l’Ufficio studi della Ugl. Fra febbraio e maggio 2021, invece, gli occupati sono cresciuti di 180mila unità, una luce nella notte, considerando che, comunque, il saldo rimane negativo per 735mila unità. I numeri sono stati presentati dal presidente dell’Istat, il professor Giancarlo Blangiardo, nel corso di una audizione parlamentare. Secondo l’Istituto di statistica, la crisi si è abbattuta soprattutto sui contratti a tempo determinato e sul lavoro autonomo. La ripresa iniziata a febbraio, per il momento, si è caratterizzata principalmente per il ricorso ai contratti di lavoro a tempo determinato, aumentati di circa 300mila unità, cosa che riflette l’estrema incertezza che caratterizza il periodo che stiamo vivendo. In un tale scenario, assume quindi ancora maggiore rilievo la riforma degli ammortizzatori sociali, non soltanto quelli in costanza di rapporto di lavoro, come la cassa integrazione, ma pure quelli per la disoccupazione involontaria, come la Naspi, e delle politiche attive. La scadenza di luglio, indicata dal ministro Andrea Orlando, si avvicina velocemente, ma manca ancora un testo da condividere.