Ddl Penale: M5s in fibrillazione, ma il resto della maggioranza fa quadrato. Il testo è decisivo soprattutto per il PNRR. Sulla “nuova prescrizione” o istituto della “improcedibilità” si concentra il dibattito all’interno della maggioranza. E non solo
Sono tanti i banchi di prova del Governo Draghi: green pass e campagna vaccinale, giustizia, fisco, solo per dirne alcuni. Da giorni, in particolare tra ieri e oggi, intorno al Ddl Penale o Riforma Cartabia si sta addensando la tensione. Nella mattinata odierna è slittato due volte l’Ufficio di presidenza della commissione Giustizia della Camera per stabilire i tempi di esame del decreto, già calendarizzato in aula per venerdì e con 1.600 emendamenti presentati (di cui 400 segnalati dalla Commissione), nonché discutere dell’eventuale allargamento del perimetro del ddl ai reati contro la PA, come chiesto da Forza Italia. I voti in Commissione sono già slittati a domani. È soprattutto sulla “nuova prescrizione” o istituto della “improcedibilità” che si concentra il dibattito pubblico sia all’interno della maggioranza – e ovviamente anche nell’opposizione – sia sui media. L’istituto prevede la morte del processo che dura più di due anni in Appello (tre solo per i reati più gravi) e uno in Cassazione (o 18 mesi). La lentezza dei processi, si sa, è un male endemico dell’Italia, ma trovare persino tra gli addetti ai lavori pareri unanimi è impossibile. Sulla “nuova prescrizione” o istituto della “improcedibilità”, giornalisti, magistrati, avvocati, giuristi sono divisi e non risparmiano critiche sia al ddl sia reciprocamente. A contribuire alle fibrillazioni della maggioranza, anche il fatto che il nuovo leader del M5s, Giuseppe Conte, sia intenzionato a ottenere modifiche al testo per ricucire lo strappo tra il “suo” Movimento e il Governo. Su un punto Conte e Draghi sono d’accordo: la legge non può passare per una sanatoria né per una norma salva-mafiosi. Ma su tutto il resto c’è più di uno scoglio da superare: il premier è disposto a concedere solo modifiche tecniche, che non stravolgano, cioè, nulla dell’impianto varato due settimane fa dal Consiglio dei ministri. Le altre forze della maggioranza hanno già dichiarato di voler fare quadrato intorno alla riforma. Per qualsiasi evenienza, Draghi ha autorizzato il ricorso alla fiducia, qualora fosse necessario, per ottenere l’ok della Camera in prima lettura prima della pausa estiva al fine di inviare un preciso segnale a Bruxelles, del tipo “tutto a posto”. Però i grillini vengono descritti o “in fibrillazione”, pronti cioè secondo alcuni giornali a uscire dal Governo – ipotesi poi smentita da Giuseppe Conte – o in alacre attività per affinare le loro proposte. Tra martedì e mercoledì Giuseppe Conte in Parlamento cercherà di convincere delle eventuali novità i suoi e nel frattempo sta mantenendo un “filo diretto” con Draghi. Secondo quanto riportano i quotidiani, Conte sarebbe abbastanza certo che il premier e la ministra Guardasigilli Marta Cartabia non si opporranno alla mediazione sui reati di mafia e lui, a sua volta, non sarebbe intenzionato a porre ultimatum. Se il condizionale in questi casi è sempre d’obbligo, può darsi anche che la montagna partorisca un topolino.