di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Mentre siamo alle prese con le difficili conseguenze di una pandemia ancora in corso, con contagi e vittime, vaccini e green pass, economia in crisi e questione occupazionale, il Paese all’origine di tutto, la Cina, continua ad opporsi a nuove indagini sull’origine del Covid. Alla proposta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di avviare nuovi studi sulla comparsa del virus a Wuhan, dopo il fallimento della prima indagine congiunta portata avanti dalla stessa Oms assieme alle autorità cinesi, Pechino ha risposto picche. L’Oms vorrebbe analizzare sia i dati del laboratorio di virologia locale che quelli relativi ai mercati di generi alimentari della città cinese, per capire meglio dove, come e perché sia nato il Covid 19, chiedendo trasparenza alle autorità, ma la reazione cinese finora è stata negativa. “Pechino non accetterà mai un tale piano di tracciamento delle origini poiché, in alcuni aspetti, ignora il buon senso e sfida la scienza”, così Zeng Yixin, vicedirettore della Commissione sanitaria nazionale cinese. La questione è, ormai, piuttosto chiara: si sospetta che il virus non provenga dal mercato, ma dal laboratorio di Wuhan. Il dubbio è più che mai fondato e se un anno fa chi ne parlava era accusato, anche in Occidente, di “complottismo”, adesso non è più così, tanto che anche l’Oms vorrebbe vederci chiaro. Le autorità di Pechino però non intendono procedere, per non trovarsi costrette ad ammettere di fronte alla comunità internazionale eventuali responsabilità su una questione tanto seria e di portata globale, schermendosi dietro una “politicizzazione” delle indagini e rifiutando l’ipotesi della fuga dal laboratorio. “Riteniamo che una perdita di laboratorio sia estremamente improbabile e che non sia necessario investire più energie e sforzi in questo senso”, così il responsabile da parte cinese delle prime indagini sul virus, Liang Wannian, che ha addirittura ipotizzato una fuga del virus non dal laboratorio cinese, ma forse da altri, appartenenti ad altre nazioni. Una chiusura inaccettabile, dal momento che ogni ulteriore informazione sulla malattia, alle soglie di quella che gli esperti definiscono come la quarta ondata in arrivo, potrebbe essere preziosa per riuscire a debellare definitivamente il coronavirus. Scoprire le reali origini del Covid non è certo una velleità accademica, né un atto ostile contro la Cina, ma, piuttosto, un dovere per riuscire ad affrontare al meglio un’epidemia che ha causato milioni di morti nel mondo. Si tratta di una vera e propria urgenza data la situazione sanitaria globale. L’atteggiamento cinese andrebbe stigmatizzato maggiormente dalla comunità internazionale: non possiamo permetterci esitazioni in un periodo drammatico come quello che stiamo vivendo. Dobbiamo sapere cosa è realmente accaduto poco più di un anno fa, a Wuhan.