Intanto Confindustria solleva la questione di chi mette i soldi per la Naspi

Una lieve crescita delle assunzioni nei primi mesi dell’anno, ma anche un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali con causale Covid-19 che rappresentano la quasi totalità delle oltre 527,6 milioni di ore autorizzate a giugno. Le assunzioni fra gennaio e aprile sono state più di 1,7 milioni, con una crescita sensibile soprattutto negli ultimi due mesi considerati. Nel complesso, le imprese continuano a preferire strumenti contrattuali improntati alla massima flessibilità, per cui cresce il ricorso ai contratti a tempo determinato o al lavoro stagionale, mentre sono in calo percentuale le trasformazioni in contratti a tempo indeterminato, anche se restano comunque un numero sensibile nell’ordine di 144mila unità. Le cessazioni sono state invece 1.358.000, aspetto quest’ultimo connesso strettamente ad un elemento di forte polemica innescato dalla Confindustria nelle scorse ore, ma già emerso nel corso delle videoconferenze con il ministro Andrea Orlando e Cgil, Cisl, Uil e Ugl e le altre sigle. Confindustria, nell’ambito della riforma degli ammortizzatori sociali, ha sollevato la questione delle differenti quote di finanziamento per settore produttivo in capo ai datori di lavoro per i casi di disoccupazione involontaria. Al momento, tale quota, che va a finanziare la Naspi, varia da 1,31% dell’industria a 0,18% di parte del commercio, passando per lo 0,40% dell’artigianato.I