I sindacati chiedono un confronto su cose concrete al ministro del lavoro, Andrea Orlando

Fino a quando la discussione non sarà riportata nel suo alveo naturale, vale a dire il confronto fra le parti sociali e il governo, con l’Inps a ricoprire un ruolo tecnico e non politico, le polemiche non si fermeranno di certo. Soltanto in queste ore, il fronte sindacale si è compattato nel chiedere meccanismi di flessibilità in uscita, vista l’avvicinarsi della scadenza del 31 dicembre, quando terminerà la sperimentazione di quota 100. Davanti alle considerazioni del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, circa il presunto fallimento di quota 100, la Ugl, ma anche le altre sigle sindacali, hanno evidenziato come non si possa parlare in questi termini, in quanto lo strumento ha comunque permesso a centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici di anticipare l’uscita rispetto alla Fornero. Fra le ipotesi emerse in queste settimane, l’adozione di quota 41, con riferimento ai soli contributi, e quota 102, con innalzamento dell’età minima richiesta. A monte restano le due questioni irrisolte del lavoro giovanile e di quello femminile; la loro ridotta partecipazione si riflette sugli assegni pensionistici, tanto che, con riferimento alle pensioni liquidate nei primi sei mesi del 2021, la differenza fra gli importi medi percepiti dagli uomini rispetto a quelli percepiti dalle donne è di quasi 500 euro. In passato, si è parlato spesso di pensione di garanzia per ridurre questo effetto.