I sindacati chiedono interventi sul versante della formazione e dei controlli

Parole forti hanno accolto il Rapporto annuale Inail sugli infortuni e le malattie professionali nel nostro Paese. Se il numero uno di Inail, Franco Bettoni, ha chiesto un patto per la sicurezza, il ministro del lavoro, Andrea Orlando, si è detto preoccupato, mentre il leader della Ugl, Paolo Capone, ha parlato di strage inaccettabile. Sempre dal governo, il ministro delle infrastrutture, Enrico Giovannini, ha assicurato il massimo impegno sul fronte dei cantieri delle opere pubbliche. I numeri del Rapporto stanno a dimostrare come il percorso per mettere in sicurezza il lavoro è, purtroppo, ancora lungo. In un anno decisamente particolare, caratterizzato dal massiccio ricorso allo smart working e agli ammortizzatori sociali, gli infortuni nel complesso sono calati del 9,7%; non così gli infortuni mortali che sono aumentati del 27,6%, passando da 1.205 a 1.538 casi accertati, con poco meno di cento casi ancora in istruttoria. Un incremento che è sicuramente legato al Covid-19, ma che, non per questo, può essere sottovalutato, anzi. Una parte importante dei decessi da Covid-19 è infatti imputabile al mancato rispetto delle regole di contenimento della diffusione del virus, un aspetto che chiama direttamente in causa l’applicazione del testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Nel 2020 sono invece in calo le denunce di malattia professionale, anche per le oggettive difficoltà connesse al lockdown.