Candidatura senza firme. L’obiettivo è quello di superare il peso enorme delle correnti all’interno del Csm

Il primo quesito sul quale i promotori dei referendum sulla giustizia, Lega e Radicali in particolare, chiedono la firma dei cittadini è relativo alle modalità di candidatura dei magistrati in servizio al Consiglio superiore della magistratura. Il Csm è l’organo di autogoverno dei nostri giudici che nasce per garantire l’indipendenza della Magistratura, organo giudiziario, dal Parlamento, potere legislativo, e dal Governo, potere esecutivo. Il Csm ha assunto, nel tempo, una propria centralità non soltanto rispetto agli equilibri fra i tre poteri, ma anche, e in molti casi soprattutto, per quanto riguarda la carriera dei giudici. In questo senso, il libro di Luca Palamara, già membro del Csm e presidente dell’Associazione nazionale magistrati, è illuminante circa i meccanismi che si sono instaurati all’interno dell’organismo di autogoverno della Magistratura, con le varie componenti che hanno finito per pesare in maniera sempre più importante. La proposta referendaria – che si ricorda è abrogativa – prevede la soppressione della norma che richiede la raccolta obbligatoria di un numero di firme comprese fra 25 e 50 per presentare la propria candidatura al Csm. L’obbligo di raccolta delle firme, anche se risponde ad una logica di rappresentatività del soggetto che vuole candidarsi, ha finito per amplificare il ruolo delle correnti all’interno del Csm con tutto quello che ne consegue, almeno a leggere il libro di Palamara, in termini di trasparenza e meritocrazia.