Diminuiscono, però, i decessi, gli attualmente positivi, le terapie intensive e i ricoveri

I nuovi casi di coronavirus, registrati dal 7 al 13 luglio, sono cresciuti del 61,4% rispetto la settimana precedente (8.989 vs 5.571) perlopiù a causa della variante Delta, «destinata a diventare prevalente» nel nostro Paese. Lo rileva la Fondazione Gimbe, che monitora indipendentemente l’andamento della pandemia in Italia, sottolineando però che ci sono alcune buone notizie. Continuano a calare i decessi, innanzitutto: sono stati 104, pari al 35,8% in meno. In diminuzione anche gli attualmente positivi (40.649 vs 42.579, -4,5%), i pazienti in terapia intensiva (157 vs 187, -16%), i ricoverati con sintomi nei reparti ordinari (1.128 vs 1.271, -11,3%) e le persone in isolamento domiciliare (39.364 vs 41.121, -4,3%). A livello territoriale, soltanto due regioni – Basilicata e Valle d’Aosta – non hanno registrato un aumento percentuale dei nuovi contagi. «Sul fronte dei nuovi casi si registra un netto incremento settimanale, peraltro sottostimato da un’attività di testing in continuo calo, che rende impossibile un tracciamento adeguato dei contatti», il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta. Da inizio maggio, il numero di persone testate settimanalmente è progressivamente diminuito, passando da 662.549 a 289.869, pari ad un calo del 56,3%. In Italia «il tallone d’Achille continua ad essere rappresentato dagli oltre 4,77 milioni di over 60 a rischio di malattia grave non coperti dalla doppia dose di vaccino», denuncia il rapporto. Di questi, 2,22 milioni (12,4%) non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino con rilevanti differenze regionali (dal 21,8% della Sicilia al 7,2% della Puglia), mentre 2,55 milioni (14,2%) devono completare il ciclo dopo la prima dose.