Il commento di Fipe e Fiepet. L’appello: «Abbiamo ripreso a lavorare da un mese, lasciateci respirare»

L’idea di un green pass “alla francese” – ovvero quello che, come proposto dal presidente Emmanuel Macron, obbliga l’uso del certificato per ristoranti e trasporti – non piace ai ristoratori italiani. «La campagna vaccinale va sostenuta, incoraggiata e, possibilmente, velocizzata. Questa è la nostra migliore arma per un ritorno alla stabilità delle nostre vite», premette il direttore generale di Fipe-Confcommercio, Roberto Calugi, specificando però che «quello che tuttavia non è accettabile è che, per raggiungere l’immunità di gregge, si finisca per penalizzare sempre le solite categorie». I pubblici esercizi, ricorda Calugi, «hanno pagato più di ogni altro settore nei 16 mesi della pandemia, sia in termini di perdita di fatturati che in termini di posti di lavoro. Andare ancora una volta a pesare sulle nostre attività significa compromettere la ripartenza». Dello stesso avviso anche Giancarlo Banchieri, presidente di Fiepet-Confesercenti, che chiede al governo di lasciar prendere respiro al settore. «Abbiamo ripreso a lavorare da un mese – sottolinea -. Siamo in piena estate e si vive all’aperto, anche le norme che hanno consentito di allargare gli spazi all’aperto fanno sì che la maggior parte dei locali viva all’esterno e quindi con un rischio di contagio basso o bassissimo, anche i dati delle ospedalizzazioni non sono lontanamente paragonabili a quelli di aprile e ci confortano». «Noi – ha concluso – riteniamo che in questa fase non sia necessario il green pass peri locali».