Draghi e Cartabia oggi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere

L’evento è storico: il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e la Guardasigilli, Marta Cartabia, sono in visita oggi al carcere “Francesco Uccella” di Santa Maria Capua Vetere. Non un carcere qualsiasi, ma il carcere nel quale il 6 aprile del 2020 è avvenuto un pestaggio con manganellate e torture, messo in atto dalla Polizia penitenziaria verso i detenuti e svelato a fine giugno di quest’anno da un blitz dei Carabinieri. Una maxi-indagine con 117 indagati, contenuta in 27 faldoni, misure cautelari per 52 indagati, che tratta di violenze, abusi, carte false, menzogne e tentativi di coprire il tutto facendolo passare per una perquisizione straordinaria, all’indomani della rivolta avvenuta nello stesso carcere durante la pandemia. Vicenda finita sotto l’attenzione della Ue impegnata non solo a vigilare sull’affidabilità degli Stati nella gestione dei conti dei piani di ripartenza, ma anche sul loro rispetto dei diritti civili. Una vicenda di inusitata gravità che, a maggior ragione, rende Santa Maria Capua Vetere l’emblema o, sarebbe meglio dire l’abisso più profondo, di ciò che da tempo negli istituti di pena non va e che non è stato mai seriamente affrontato; questo sia per i detenuti sia per gli operatori della Polizia Penitenziaria. La notizia della visita di Draghi e Cartabia è sopraggiunta ieri, proprio nello stesso giorno nel quale è arrivato il “via libera” dei ministri dell’Ecofin al Pnrr italiano. Al termine della loro visita, Draghi e Cartabia parleranno alla stampa, ma l’impegno che si assumeranno davanti al Paese è già nella visita stessa: i massimi vertici istituzionali non potranno uscire dal carcere senza inviare, seguito poi dai fatti, un segnale rassicurante e concreto ai 37mila uomini e donne del corpo di Polizia penitenziaria che, insieme a 4mila dipendenti amministrativi, lavorano nei 190 istituti di detenzione nel rispetto delle ‘regole’ e nelle difficili condizioni del sistema carcerario italiano. Nonché all’Europa. La popolazione dei detenuti è ben troppo numerosa, di sovraffollamento se ne parla almeno da un decennio: oltre 53mila e 600 persone recluse a fronte di una capienza di circa 47mila e 400 posti. Tanto per avere un’idea delle condizioni di vita nelle carceri italiane, basti sapere che nel 2021 già sono avvenuti 26 suicidi tra i detenuti e 4 fra gli agenti. Tutto avviene non per caso: la riforma della giustizia è arrivata all’attenzione del Parlamento con misure mirate a diminuire o a proporre alternative alla reclusione in cella, ma sappiamo con quale contesto politico, cioè con una maggioranza spaccata sul Ddl Zan.