Secondo Amnesty International oltre 100 arresti

A Cuba le proteste cominciate domenica (le più importanti in 30 anni) proseguono e nelle ultime ore si sono intensificate le risposte del governo. Le autorità hanno riferito della prima vittima dopo l’ondata di manifestazioni anti-governative. Si tratta, stando a quanto reso noto dal ministero degli Interni cubano, di un uomo di 36 anni, morto ieri alla periferia dell’Avana. Secondo l’agenzia di stampa di Stato aveva preso parte ai «disordini». Migliaia di persone, nonostante la mole di arresti che si registrano (il numero è imprecisato, ma dovrebbero essere già oltre cento secondo le stime di Amnesty International), sono in strada in tutte le principali città dell’isola caraibica per protestare contro il regime e contro la crisi economica, la mancanza di cibo e medicinali, in una fase molto delicata a causa della pandemia di coronavirus. Il presidente cubano, Miguel Díaz-Canel, ha attribuito la responsabilità della situazione all’embargo commerciale che di fatto “pesa” sulla popolazione dal 1961 per volontà degli Stati Uniti. Nelle ultime ore Washington è tornata ad accusare L’Avana di «ignorare le voci e la volontà del popolo cubano, un popolo profondamente stanco di una repressione in atto da troppo tempo». La repressione delle proteste non avviene solo sulle strade, ma anche online. Secondo alcune organizzazioni, infatti, il regime avrebbe bloccato dalla giornata di lunedì i maggiori servizi online, quali Facebook, Instagram, WhatsApp e Telegram.