di Francesco Paolo Capone – Segretario Generale UGL

La presentazione del XX Rapporto Annuale Inps è stata un’occasione sfruttata dal presidente Pasquale Tridico per promuovere a pieni voti il Reddito di Cittadinanza, creatura pentastellata per eccellenza, e bocciare Quota 100, la cui paternità è, come tutti sanno, leghista.

Tridico ha dichiarato in audizione che «strumenti come il Reddito di Cittadinanza, durante la pandemia, hanno rappresentato un potente strumento di sostegno del reddito nei confronti delle fasce più bisognose della popolazione», dimenticandosi così tutti i problemi che fin dall’inizio lo stesso strumento ha dato e continua ancora a dare. Ma glieli ricordiamo noi citando recentissimi dati della Guardia di Finanza: in termini di «illecita apprensione» sono stati intercettati oltre 50 milioni di euro indebitamente percepiti e circa 13 milioni di euro di contributi richiesti e non ancora riscossi, nonché da denunciare all’Autorità Giudiziaria, per le ipotesi di reato previste dalla normativa di settore, 5.868 soggetti.

Ci vuole un gran coraggio, che si potrebbe definire anche “propaganda politica sulla pelle e con i soldi dei lavoratori di oggi e di domani” – visto che all’Inps sono iscritti obbligatoriamente dipendenti pubblici e privati e che i loro contributi vanno nelle casse dello stesso Istituto – a difendere uno strumento che, oltre a essere più volte finito nelle mani di soggetti come camorristi o mafiosi, condannati con sentenza passata in giudicato e criminali comuni, non ha funzionato neanche nel creare nuovi posti di lavoro. Evidentemente Tridico non ragiona né sulla base dei suoi stessi dati – dal bilancio Inps risulta che due beneficiari su tre non sono immediatamente rioccupabili – né dà ascolto alle lamentele delle imprese, soprattutto del Terziario ma non solo, per le quali il Reddito di Cittadinanza ha reso non conveniente lavorare. Tutto ciò non per difendere a spada tratta Quota 100, della quale l’Ugl è sempre stato aperto sostenitore, ma per affermare che il presidente dell’Inps dovrebbe ricordarsi sempre quale immenso patrimonio, prima ancora sociale che economico, è chiamato a gestire. Tridico, invece, si spinge a proporre una riforma previdenziale che, come la Legge Fornero, riduce il livello delle tutele economiche e finisce per introdurre un regime penalizzante per i lavoratori.

Nel migliore dei casi, il presidente dell’Inps tradisce una visione assistenzialista, alla quale siamo assolutamente contrari. Basti pensare che sta per licenziare centinaia di lavoratori altamente qualificati del Contact Center dell’Istituto, oggi in appalto ad un raggruppamento di aziende, per internalizzare e assumere nuovo personale attraverso un concorso pubblico. Salvo che, dopo aver fatto perdere il lavoro a centinaia di persone e quindi non rispettando neanche la clausola sociale, lo stesso Inps dovrà provvedere a pagare il loro assegno di disoccupazione. No, grazie!