Gli italiani non credono più nel matrimonio, soprattutto nel Mezzogiorno: -55,1% nel 2020. Per l’Istat nel 2020 si è toccato «il minimo storico nascite dall’unità d’Italia e il massimo dei morti dal dopoguerra». In povertà assoluta 5,6 mln di persone.

Sapevamo già del costante calo delle nascite e neanche il “confinamento” in casa, dovuto alla pandemia, le ha incoraggiate, non immaginavamo però che potesse scoraggiare anche i matrimoni: nel 2020 ne sono stati celebrati meno di 97mila, quasi la metà del 2019 (-47,5%). Calo che si è verificato per il 68% dei casi per le nozze con rito religioso e per il 29% per quelle civili. Ancora più sorprendente che la diminuzione sia stata più marcata nel Mezzogiorno (-55,1%) e più contenuta nel Nord-est (-38,0%). Il collegamento tra incertezza economica e lavorativa, amplificate dalla pandemia, è presto fatto. Nel presentare oggi il rapporto annuale dell’Istituto, Gian Carlo Blangiardo ha previsto che il crollo dei matrimoni «potrebbe portare a una diminuzione di 40mila nascite nel 2023», «verosimilmente dovuto alla diffusa procrastinazione del momento del matrimonio indotta dall’emergenza». Poiché, è la spiegazione di Blangiardo, nel nostro Paese la maggior parte delle nascite avviene, ancora oggi, all’interno del matrimonio (due terzi nel 2019), il crollo delle nozze potrebbe aggravare il fenomeno delle culle vuote. Infatti il record negativo delle nascite toccato nel 2019 è stato di nuovo superato nel 2020: i nuovi nati sono stati 404.104, pari a meno 3,8% rispetto al 2019 e circa meno 30% a confronto col 2008, anno di massimo relativo più recente, riguardando prevalentemente i nati all’interno del matrimonio (-17,3% a novembre-dicembre 2020 e -17,5% a gennaio 2021), meno quelli fuori dal matrimonio (-4,7% e -7,1% rispettivamente). Non c’è solo l’incertezza, l’Italia sta cambiando radicalmente se è vero, come è vero, che il leggero recupero nelle nascite osservato a marzo dipende dai nati fuori del matrimonio (+ 14,2%), mentre quelli da genitori coniugati continuano a diminuire (-0,5%). In merito ai matrimoni, l’Istat parla di «calo eccezionale» e, guardando anche «ai riflessi sui progetti di vita individuali», sostiene che i dati «rafforzano la convinzione che la crisi abbia amplificato gli effetti del malessere demografico strutturale che da decenni spinge sempre più i giovani a ritardare le tappe della transizione verso la vita adulta, a causa delle difficoltà che incontrano nella realizzazione dei loro progetti». Sono riduzioni «ascrivibili sia a un temporaneo posticipo dei piani di genitorialità sia scelte più radicali legate a incertezze e difficoltà di varia natura». E viene da pensare anche che non sia d’aiuto l’incremento delle famiglie in povertà assoluta: oltre 2 milioni (7,7% dal 6,4% del 2019) e più di 5,6 milioni di individui (9,4% dal 7,7%).