Ieri il Cdm ha approvato la riforma del guardasigilli, Marta Cartabia, nonostante le iniziali resistenze del M5s

«Un primo passo, va bene». Così il leader della Lega Matteo Salvini commenta la riforma della Giustizia, adesso attesa in Parlamento, approvata ieri sera dal Consiglio dei ministri: tanti i punti interessati, dalla prescrizione alle indagini preliminari fino alle misure alternative. Secondo Salvini, c’è ancora tanto lavoro da fare: «La vera e sostanziale definitiva e importante riforma della giustizia la fanno gli italiani firmando nelle piazze e nei comuni» per il referendum lanciato da Lega e Partito Radicale, ha sottolineato a margine dell’incontro dei Giovani di Confindustria a Genova. «Questi referendum saranno un aiuto a Draghi per correre nel suo processo riformatore e la garanzia che se qualcuno si metterà di traverso in Parlamento, e penso ai 5 Stelle, saranno gli italiani con la firma e col voto per il referendum a dare veramente tempi certi certezza della pena e giustizia giusto», ha concluso. La riforma della Giustizia è andata in porto, approvata all’unanimità. Una cosa tutt’altro che scontata: il punto relativo alla prescrizione aveva suscitato qualche malumore nel M5s, che minacciava l’astensione. In sostanza, è stato confermato lo stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado (sia in caso di condanna sia in caso di assoluzione) e stabilita una durata massima di due anni per i processi d’appello (due anni) e di un anno per quelli di Cassazione (un anno). «È evidente (e legittimo) che sulla prescrizione la pensiamo in maniera diversa», ha commentato l’ex ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, riferendosi all’attuale guardasigilli, Marta Cartabia. «La norma votata ieri rischia di trasformarsi in una falcidia processuale che produce isole di impunità e che allungherà i tempi dei processi», ha aggiunto, senza risparmiare un attacco al M5s: «È stato drammaticamente uguale alle altre forze politiche», ha «annacquato la battaglia». Ugualmente critico, Giuseppe Conte: «Non canterei vittoria, non sono sorridente sull’aspetto della prescrizione, siamo ritornati a una anomalia italiana», ha commentato, al convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria. Soddisfatto, invece, il leader di Italia viva, Matteo Renzi: «Ennesima tappa del cambiamento voluto da Draghi, sostenuto anche dall’instancabile lavoro dei nostri parlamentari: si chiude l’era Bonafede».