Tre mesi di tempo per aggiornare il piano industriale; il nodo personale dipendente

Il messaggio che arriva dalle federazioni di categoria di Cgil, Cisl, Uil e Ugl dopo il vertice sugli stabilimenti ex Ilva tenuto al ministero dello sviluppo economico è chiaro: non si può più perdere tempo perché è in gioco il lavoro, ma anche la tenuta dell’economa del Paese, stante la centralità della siderurgia per la produzione industriale. Dal vertice al ministero dello sviluppo, al quale, oltre al titolare del dicastero di via Veneto, Giancarlo Giorgetti, hanno partecipato per il governo i ministri Andrea Orlando (lavoro e politiche sociali) e Mara Carfagna (Sud), sono emersi due punti su tutti. In primo luogo, la fruizione di tredici settimane di cassa integrazione con causale Covid-19, in linea con i provvedimenti urgenti adottati dall’esecutivo in queste settimane, e, soprattutto, la volontà di procedere ad una revisione del piano industriale. Tutto ciò in vista della riunione del 21 luglio, dalla quale dovrebbe venire fuori il nuovo consiglio di amministrazione di Acciaierie d’Italia, il soggetto partecipato dallo Stato che dovrebbe assicurare la continuità prima e il rilancio dopo della produzione nazionale. Un percorso complesso che poggia su una serie di interventi diversi, dalla reindustrializzazione alla riqualificazione del personale dipendente, con il coinvolgimento di Invitalia (al vertice era presente Domenico Arcuri) e delle regioni Puglia, Liguria e Piemonte su cui insistono i siti produttivi.