di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

La crisi economica e sociale scatenata dal Covid è stata devastante e non è ancora finita, questo è un dato di fatto. È anche vero, però, che questa stessa crisi può e deve essere ben governata, non solo al fine di “limitare i danni”, ma anche cercando di ripartire utilizzando tutte le risorse a disposizione per trasformare, in meglio, il nostro sistema. Ne ho parlato anche su “Il Tempo”: quello che serve all’Italia è un vero e proprio patto sociale per il rilancio del Paese. Per realizzarlo serve una ferma volontà e la capacità di collaborare, proprio ora che abbiamo un governo di unità nazionale, ampiamente rappresentativo delle diverse sensibilità politiche. Alcuni sembrano, invece, non voler utilizzare questo strumento per i fini per i quali è stato realizzato, a suo tempo, da Mattarella: contrastare la pandemia e usare presto e bene i fondi europei. Al contrario, cercano di seminare discordia puntando su temi identitari, che, invece, andrebbero affrontati quando riprenderà il normale confronto democratico e tornerà l’alternanza di governo fra centrodestra e centrosinistra. Ora c’è da fare altro: bisogna superare l’emergenza. Il metodo migliore resta quello del confronto fra un governo autorevole, e al premier va dato atto di possedere questa autorevolezza, le forze politiche, che dovrebbero rimboccarsi le maniche focalizzando la propria attività sulle questioni economico-sociali in modo propositivo, le parti che rappresentano lavoratori, imprese, categorie professionali, terzo settore. Cooperazione, per venire a capo di una situazione problematica, ma anche foriera di cambiamenti, non solo per affrontare le difficoltà del presente, ma anche per superare vecchie criticità irrisolte. In tema lavoro c’è la riforma degli ammortizzatori sociali, per tutelare chi è stato estromesso e per rilanciare l’occupazione, misura che segue lo sblocco dei licenziamenti, ad eccezione dei settori più colpiti dalla crisi, per i quali è stata mantenuta la proroga del divieto. Dobbiamo arginare gli effetti della pandemia – centinaia di migliaia i posti persi in questo anno e mezzo – ma anche ridisegnare un sistema che già prima non andava. Occupazione e consumi, per salvaguardare benessere e coesione sociale. Permettere la creazione di lavoro, la crescita dell’offerta, unica strada percorribile per la ripresa: quindi non solo ammortizzatori, ma anche e soprattutto politiche industriali, volte a sostenere gli asset strategici della nostra economia, e investimenti infrastrutturali, indispensabili per modernizzare il Paese. E poi ci sono i tanti gap – fisco, burocrazia, giustizia – da colmare, per permettere al Paese di misurarsi alla pari nel contesto internazionale, specie ora che la pandemia ha livellato la capacità competitiva di tutti gli Stati europei. Infine, naturalmente, usare al meglio le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Remando per una volta tutti, al di là delle diverse sensibilità e visioni, nella stessa direzione: verso la rinascita dell’Italia.