Cgil, Cisl, Uil e Ugl sollecitano interventi rapidi, a partire dal Mezzogiorno

Disoccupazione giovanile in crescita nel nostro Paese: a certificarlo è l’Ocse nel suo rapporto sulle prospettive occupazionali delle maggiori economie mondiali. L’Italia, insiste l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, «è dei pochi Paesi Ocse in cui il tasso di disoccupazione giovanile è rimasto vicino al suo livello massimo per tutta la primavera del 2021», un elemento che preoccupa fortemente l’Ocse, la quale evidenzia come «il tasso di disoccupazione giovanile sia salito ulteriormente da un livello già molto alto». L’ultimo dato disponibile, infatti, fissa il tasso di disoccupazione giovanile al 33,8% dal 28,7% della precedente rilevazione. La crescita della disoccupazione giovanile è in larga parte connessa alla attivazione delle persone in concomitanza con una minima ripresa delle attività produttive, dopo la lunga parentesi del lockdown generalizzato, prima, e a seconda dei colori, dopo. Numeri pesanti che diventano drammatici soprattutto per il Sud Italia, area nella quale lo stesso fenomeno dei neet appare per molti versi strutturale e poco connesso alle dinamiche produttive, come invece accade nel centro-nord. I segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl è da tempo che sollecitano interventi mirati sul versante della occupabilità dei giovani, i quali, almeno in linea teorica, dovrebbero avere già un minimo di competenze informatiche e digitali.