di Francesco Paolo Capone Segretario Generale UGL

In merito al Ddl Zan ciò che importa non è, soltanto, che il tentativo di mediazione è saltato, ma soprattutto che, non avendo la maggioranza raggiunto alcun accordo, poiché Pd, M5s e Leu non hanno accolto gli emendamenti presentati del presidente della commissione Giustizia al Senato, Andrea Ostellari (Lega), che sintetizzava le posizioni di Italia Viva, Lega e Forza Italia, il Ddl rischia di  arrivare in aula il 13 luglio con la Lega che ha già promesso «battaglia parlamentare» e di votare contro la calendarizzazione in aula del ddl Zan per quella stessa data.

Quello che davvero conta è che si sta consumando un braccio di ferro all’interno della maggioranza, di una maggioranza ampia, nata per salvare l’Italia dagli effetti devastanti della pandemia e delle misure adottate per contrastarla, perché Pd, M5s e Leu non ammettono modifiche al testo del Ddl già votato alla Camera. Gli emendamenti di sintesi presentati oggi dal senatore Ostellari tenevano conto delle proposte di modifica indicate dai singoli gruppi parlamentari: uno di questi avrebbe modificato l’articolo 1 del eliminando le “definizioni” e introducendo alcune finalità della legge. Sarebbe stato eliminato così uno degli aspetti più controversi del Ddl, per Italia Viva, Lega e Forza Italia, ovvero il riferimento all’«identità di genere». Altri punti controversi, le ipotesi di reato d’opinione e l’obbligo per le scuole, statali o parificate, di organizzare iniziative contro la cultura dell’odio omofobo e transfobo, sentito come un “problema” per gli insegnanti di religione cattolica. La proposta di emendamento presentata da Ostellari come sintesi delle richieste di Italia Viva, Lega e Forza Italia mirava a verificare se la nuova versione potesse avere una più larga maggioranza. Perché, magari, avrebbe potuto incontrare anche il consenso di Fratelli d’Italia.

Non l’ha vista così il Pd che ha da subito parlato di «proposta irricevibile», accusando la Lega di voler, cancellando l’identità di genere, «comprimere le tutele dei trans». Insulti e minacce di morte sono arrivati in questi giorni sui social anche all’indirizzo di Italia Viva e di Matteo Renzi reo di «colludere» con la Lega di Matteo Salvini, accusa che non ha molto senso visto che entrambi sono, insieme a Pd, M5s e Leu, nella stessa maggioranza. La mediazione di Ostellari avrebbe evitato figuracce alla maggioranza in Senato, proprio mentre l’Italia si appresta a realizzare il più imponente e difficile Piano di Rilancio della sua storia. Infatti Renzi ha dichiarato: «Sulla vicenda Zan sta accadendo la stessa cosa di sei mesi fa sul Conte-Draghi: i social ci massacrano senza sapere di che cosa stanno parlando». Questo Paese e soprattutto la sinistra sono davvero pronti a essere tolleranti e a esserlo con tutti?