Il leader della Lega rilancia il suo appello, ma il Pd chiude al dialogo: «Andiamo in Senato»

Prosegue il dibattito sul ddl Zan, con le parti coinvolte che non riescono a colmare le distanze che le separano. «Accogliamo l’invito della Santa Sede, troviamoci entro domani e condividiamo insieme un testo che aumenti le pene per chi discrimina o aggredisce due ragazzi o due ragazze che si amano, la libertà di amare è sacra», ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, rinnovando l’invito al dialogo rivolto al resto delle forze politiche di maggioranza. Alcuni aspetti e punti del testo, approvato a novembre dalla Camera e attualmente in Senato, non convincono Salvini: «Se dal ddl Zan togliamo l’ideologia, il coinvolgimento dei bambini e l’attacco alla libertà di pensiero, intervenendo sugli articoli 1, 4 e 7, finalmente si smette di litigare e si approva una norma di protezione e civiltà». A stretto giro la replica del Partito democratico, affidata al vicepresidente dei senatori PD Franco Mirabelli, intercettato dall’ANSA: «Andiamo in Aula il 13 e vediamo, ognuno si prenderà le sue responsabilità», ha detto, definendo «non credibili» gli appelli di Salvini. Che non è l’unico ad avere qualche perplessità sui contenuti ddl Zan, oltre al Vaticano. Anche Italia viva ha proposto delle modifiche agli articoli “contestati” dalla Lega, chiedendo di eliminare «i punti controversi su identità di genere e scuola». «Meglio un compromesso che nessuna legge», ha commentato il leader di IV Matteo Renzi con un intervento su La Repubblica, difendendosi con una diretta Facebook dagli attacchi di chi lo ha accusato di voler affossare il ddl Zan: «Ho firmato io la legge sulle unioni civili, non ho certo difficoltà a rispondere a chi mi insulta senza sapere nulla di come funziona il Parlamento. Al Senato servono i voti, non i like. La politica non è Instagram: servono legislatori, non influencer», ha concluso. «Se il Parlamento riflettesse il Paese reale, il ddl Zan sarebbe già legge dello Stato, quasi all’unanimità. Invece in Italia abbiamo Renzi, Salvini e Meloni che bloccano i lavori in parlamento, per raschiare il barile del consenso. Il Ddl Zan va approvato subito, così com’è», è il commento della ministra per le politiche Giovanili, Fabiana Dadone, su Twitter.