di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

I due temi, apparentemente diversi, sono in realtà, e lo diciamo da tempo, strettamente legati. Ancor più dopo una crisi economica devastante come quella generata dalla pandemia. L’obiettivo di tutti resta quello di superare questo difficilissimo periodo, consentire la ripartenza delle attività produttive, l’aumento dell’occupazione, un maggiore e più diffuso benessere. I distinguo iniziano quando l’argomento si fa più stringente, decidendo in quale modo e perseguendo quali strade è possibile ottenere in modo concreto i risultati desiderati. Già dai tempi, che ormai dopo il Covid sembrano lontanissimi, dell’austerity, alcuni sostenevano l’idea in base alla quale aumentando tasse e imposte si ottenesse un maggiore benessere. Una visione a nostro avviso irrealistica, deleteria, penalizzante per tutte le fasce sociali del Paese. Ora, poi, che dobbiamo ricostruire sulle macerie lasciate dal virus, una simile concezione appare ancor più improponibile. Del resto, non siamo gli unici, noi dell’Ugl, a pensarla così. Anche lo stesso premier Draghi, fortunatamente, sembra orientato in questa direzione di sostegno all’economia reale, piuttosto che verso politiche di tagli e tasse. Dal punto di vista occupazionale scontiamo i pesanti effetti del Covid, nonostante qualche timido segnale positivo riscontrato a maggio, col lieve aumento degli occupati, 36mila in più, e una diminuzione anche degli inattivi. Però i numeri complessivi restano chiari e preoccupanti: i posti di lavoro persi complessivamente dall’inizio della pandemia sono moltissimi, 700mila. Ora speriamo che la fine del blocco dei licenziamenti nelle grandi industrie non aumenti questa cifra già impressionante e l’aiuto al settore tessile, assieme all’estensione della Cig sembrano strumenti volti ad evitare lo scenario peggiore. Poi a ottobre anche le imprese più piccole, molte particolarmente colpite dagli effetti delle chiusure anti Covid, vedranno il termine del blocco. La situazione resta molto grave ed è prioritario fare in modo di scongiurare l’acuirsi del già profondo disagio sociale. Come fare? Dal nostro punto di vista, non solo sono più che mai necessari ammortizzatori sociali adeguati, potenziati, modernizzati, ma è indispensabile, anche e soprattutto, puntare su una concreta ripresa economica e quindi occupazionale, l’unico antidoto a lungo termine alla crisi. Tagliando le tasse sul lavoro, a partire dal cuneo fiscale e non solo. Per mettere le imprese in condizione di produrre, competere e assumere. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: investimenti, infrastrutture, sburocratizzazione e una seria riforma fiscale, per permettere all’Italia di avere un’economia concorrenziale nel contesto europeo e globale. Requisiti fondamentali per l’intero sistema, per riattivare il mercato del lavoro, per garantire benessere e inclusione sociale.