di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

La posizione dell’Ugl sul tema è sempre stata chiara. Sin dall’inizio, alla visione che intendeva delegare al privato lo svolgimento delle attività pubbliche, sulla base di principi neoliberisti e facendo leva sulle inefficienze, abbiamo ribattuto che, al contrario, resta fondamentale affidare ai lavoratori interni i principali servizi di competenza statale, regionale e locale. La collaborazione pubblico-privato può essere utile e vantaggiosa, purché si rimanga entro determinati limiti. E garantire efficienza si può, anche senza esternalizzare. Anzi, spesso le esternalizzazioni non solo determinano condizioni di lavoro peggiori per gli addetti, ma generano anche discapito agli utenti, in termini di qualità dei servizi e costi per i contribuenti. I settori coinvolti da questo processo sono diversi e tutti importanti: trasporti, energia, acqua, gestione del ciclo dei rifiuti. Dal generale al particolare, ieri è stata la volta dei lavoratori della nostra Federazione Partecipate Servizi Ambientali, che, con rappresentanti provenienti da tutta Italia, hanno manifestato a Roma, in occasione dello sciopero generale, proprio per ribadire questa posizione, in un settore, del resto, già fortemente interessato da una gestione mista pubblico-privata: «valorizzare il lavoro degli operatori delle partecipate dei servizi ambientali contro le logiche del lavoro al ribasso e i rischi che si aprono per il comparto con la transizione ecologica». Dare valore, finalmente, alle partecipate che si occupano di igiene pubblica, garantire efficienza e salvaguardare il ruolo dei lavoratori. “La patria è bella e grazie a noi pulita”. Uno slogan all’insegna della fierezza, che ha colpito l’attenzione dei media, dando risalto alla battaglia dell’Ugl Psa. Operatori che cercano costantemente – nonostante una politica spesso non all’altezza del proprio ruolo – di mantenere decorose le nostre città e certo non possono diventare il capro espiatorio chiamato a rispondere di scelte, sbagliate, fatte da altri. Nella Capitale, attualmente nell’occhio del ciclone con l’amministrazione Raggi, ma anche in molte altre città italiane. Non solo rivedere l’articolo 177 del codice degli appalti, che impone alle aziende concessionarie di esternalizzare l’80% delle proprie attività, destrutturando il comparto, ma compiere un vero e proprio salto di qualità nell’approcciarsi a questo importante settore. Una “rivoluzione copernicana”, che dalla visione fondata su privatizzazioni ed esternalizzazioni vada verso quella basata, invece, sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese. Quale miglior ambito per iniziare a concretizzare il modello partecipativo se non le aziende partecipate, anche grazie agli investimenti garantiti dal Pnrr e alle innovazioni derivanti dalla transizione ecologica? È proprio da qui che dovrebbe partire quel profondo e concreto rinnovamento del sistema, improntato su efficienza e condivisione, che poi potrebbe estendersi anche ad altri settori strategici. Per innescare, dopo la crisi Covid, un’inversione di tendenza, un cambio completo di rotta rispetto alle politiche economiche che, già prima dell’arrivo del virus, avevano comportato disagi profondi per il Paese, sia dal punto di vista economico che sociale, con una ripartenza che, stavolta, sia nel segno della valorizzazione degli asset strategici, dei servizi pubblici essenziali, del lavoro.