di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Siamo in attesa delle decisioni che saranno prese dalla cabina di regia governativa con i capi delegazione delle forze di maggioranza, che si riunirà nel tardo pomeriggio e sarà focalizzata sul tema lavoro. La questione principale è quella che riguarda il blocco dei licenziamenti. Sappiamo che la fine del blocco, per le grandi aziende, quelle che possono accedere alla Cig ordinaria, è stata stabilita per il 30 giugno, una data ormai vicinissima. Con poi la previsione, per le aziende che richiederanno la Cig ordinaria Covid a partire dal prossimo 1° luglio, di un impegno a non licenziare i propri dipendenti fino al 31 dicembre 2021. Le imprese più piccole, che utilizzano Fis e cassa in deroga, invece, saranno interessate dal blocco ancora fino alla fine di ottobre. Ora che il primo sblocco si avvicina, la preoccupazione nel sindacato è molto forte. La nostra economia durante questi mesi di pandemia è stata colpita da una crisi devastante. È vero, oggi la situazione epidemiologica è decisamente migliorata, tra campagna vaccinale e arrivo della bella stagione, ma restano i timori per il futuro, con le varianti e le nuove possibili chiusure. Tutto ciò potrebbe spingere tante aziende a un consistente ridimensionamento del personale dopo la fine del blocco, con conseguenze occupazionali e sociali significative. Per riuscire a superare questo difficile momento tutelando economia e lavoro occorrono soluzioni lungimiranti, volte ad affrontare l’emergenza da un lato e impostare anche una ripresa economicamente e socialmente sostenibile dall’altro. Per l’Ugl il blocco in scadenza dovrebbe essere prorogato in modo selettivo, in favore dei singoli settori produttivi maggiormente colpiti dalla crisi economica seguita al Covid, come ad esempio il comparto tessile. Non solo: per sostenere la domanda di lavoro bisognerebbe prevedere misure di decontribuzione per incentivare le assunzioni e, al tempo stesso, adottare un piano fondato su ammortizzatori sociali adeguati all’attuale mondo del lavoro che viaggino di pari passo a politiche attive, riqualificazione e reinserimento professionale. Senza dimenticare la necessità di una riforma del sistema pensionistico che, ora che arriverà a scadenza Quota 100, anziché fare un passo indietro verso la Fornero, consenta maggiore flessibilità in uscita, a vantaggio di lavoratori anziani, giovani in cerca di occupazione, aziende. Permettere, in sintesi, al nostro sistema produttivo di superare positivamente la crisi. Per discutere di tutto questo, ascoltando i bisogni reali delle categorie produttive, occorrerebbe riaprire al più presto un tavolo di confronto fra Governo e parti sociali per discutere delle riforme strutturali e delle misure prioritarie per tutelare e rilanciare l’occupazione nel nostro Paese, impostando una strategia condivisa e vincente per uscire dal tunnel Covid, anche sul versante lavoro.