Possibile anche il parziale rimborso della retribuzione, ma solo in determinati casi. Il 90 percento del contributo a fondo perduto è destinato ad interventi strutturali sugli ambienti di lavoro, compresi quelli comuni, e sulla postazione di lavoro del dipendente con disabilità da lavoro

Il reinserimento delle persone con disabilità da lavoro in seguito a infortunio o malattia professionale prevede tre tipologie di intervento finanziabili. In primo luogo, il superamento e l’abbattimento delle barriere architettoniche negli ambienti di lavoro. Si tratta di interventi per l’inserimento di rampe, per l’adeguamento dei percorsi orizzontali, sugli ascensori, sui servizi igienici e su tutto quanto possa rappresentare un ostacolo per il lavoratore e la lavoratrice. La seconda tipologia di intervento riguarda l’adeguamento e l’adattamento delle postazioni di lavoro; in questo caso, l’intervento è sugli arredi, sulle strumentazioni e gli altri macchinari di lavoro. La terza tipologia di intervento riguarda la formazione, l’addestramento e il tutoraggio della persona. Il contributo a fondo perduto è, come accennato, fino ad un massimo di 150mila euro, di cui 135mila euro per interventi di superamento e abbattimento delle barriere architettoniche e di adeguamento e adattamento delle postazioni di lavoro; la rimborsabilità delle spese è al 100%. Fino a 15mila euro, invece, vanno alla formazione; in questo caso il rimborso è al 60%. In caso di conservazione del posto di lavoro, al datore di lavoro è rimborsato il 60% della retribuzione corrisposta al destinatario. Il datore di lavoro, per una sola volta, può chiedere una anticipazione fino al 75% dei costi del progetto. Per venire incontro alle esigenze dei datori di lavoro, l’Inail ha apportato alcune modifiche procedurali nell’ottica di una maggiore semplificazione. L’Inail chiede un solo preventivo di spesa per ciascun intervento, rispetto ai tre precedenti.