Incremento del 2%, mentre monta il caso del personale medico obiettore

Un incremento ridotto di appena il 2% che però non deve far abbassare la guardia sul rischio sempre presente di contagio da virus da Covid-19, un aspetto quest’ultimo che ha effetti diretti sulla decisione che sta maturando in diverse parti d’Italia di dare attuazione alla normativa che prevede la possibilità di sospendere dal servizio il personale medico, infermieristico e socio sanitario che rifiuta il vaccino. Si tratta di circa 43mila persone, una percentuale bassa rispetto al totale della platea, ma che comunque dovrà prendere atto della necessità di procedere alla vaccinazione. Tornando ai numeri, al 30 aprile scorso i contagi sul lavoro censiti dall’Inail erano poco meno di 172mila; quelli in più, alcuni dei quali peraltro riferibili a periodi antecedenti, sono 3.519. Nel complesso, i contagi sul lavoro rappresentano il 4,2% del totale dei contagiati dal Covid-19, a dimostrazione che il sistema ha tenuto. Come noto, Cgil, Cisl, Uil, Ugl e le altre parti sociali hanno sottoscritto un protocollo di intesa nell’aprile dello scorso anno, intesa che è stata successivamente rinnovata sempre nell’aprile di quest’anno con alcune modifiche relative principalmente alla gestione del rientro a lavoro dopo un periodo di malattia o di isolamento da contatto. Verosimilmente, l’evoluzione della pandemia porterà ad una ulteriore rivisitazione del testo già dalle prossime settimane e, sicuramente, dopo la pausa estiva.