di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

L’incontro dei ministri del Lavoro focalizzato sulla questione di genere

È uno dei temi attualmente all’ordine del giorno e se ne è parlato anche al G20 lavoro, a presidenza italiana: il divario salariale tra uomini e donne, l’occupazione femminile e in generale le disparità di genere nel mondo del lavoro. E, in effetti, fra le conseguenze della crisi economica scaturita dal Covid, c’è stato un inasprimento delle disuguaglianze fra uomini e donne in campo occupazionale e professionale. Il ministro italiano Orlando ha parlato di «più e migliori posti di lavoro per le donne, pagati quanto gli uomini. È questo il principio sancito da una dichiarazione che vuole andare oltre l’obiettivo di ridurre il gap nella partecipazione al mercato del lavoro del 25% entro il 2025 fissato a Brisbane nel 2014 dai leader del G20, per promuovere invece l’occupazione femminile tout court, con particolare attenzione alla qualità del lavoro e all’eliminazione del divario retributivo di genere». Ma attualmente, almeno nel nostro Paese, siamo lontanissimi da questo obiettivo e tra i buoni propositi e la realtà c’è ancora un mare di diseguaglianza. Lo ha chiarito l’Istat, attestando che con la pandemia si sono aggravate ulteriormente le criticità già presenti. Le difficoltà maggiori per le lavoratrici con figli, ma soprattutto per quelle con qualifiche e istruzione più basse e per le residenti nel Mezzogiorno. La crisi del terziario e dei servizi in seguito alle chiusure e alla contrazione di consumi e turismo ha colpito soprattutto le donne che sono maggioritarie fra i lavoratori del settore. Poi le consuete problematiche relative alla maternità: secondo l’Istituto nazionale di statistica, come affermato dalla Sabbadini, specializzata in analisi statistiche relative alle questioni di genere, nel corso di un’audizione parlamentare: «per un sistema di monitoraggio e trasparenza da parte delle imprese, è assolutamente fondamentale che si faccia uno sforzo, proprio da parte delle imprese, per documentare meglio il tipo di lavoro che fanno ogni uomo e ogni donna, per poterlo così misurare. Si segnala che le donne, a distanza di tre anni dalla nascita del figlio, in più del 20% dei casi non hanno più il lavoro che avevano prima». Insomma, ben venga la presa di coscienza del G20, ora occorrono iniziative concrete e tangibili per invertire la tendenza ed offrire reali pari opportunità alle donne, a partire da strumenti e servizi di conciliazione fino a un’organizzazione del lavoro più focalizzata sui risultati che sugli orari dedicati al lavoro.

Il peso dell’istruzione

Il G20 si è occupato anche del tema fondamentale della scuola e della formazione, che incide anche sull’occupazione futura delle nuove generazioni. Interessanti le riflessioni del ministro Bianchi sui temi d’attualità: gap territoriali e digital divide, specie in questi mesi di didattica a distanza alternata alla scuola in presenza. Ma anche sull’importanza di una corretta transizione scuola-lavoro e sulla necessità di un corpo docenti numeroso e meglio retribuito. Da segnalare le riflessioni sui tempi della scuola: attualmente non conformi rispetto alle necessità non solo dei ragazzi, ma anche dei genitori/lavoratori pensando anche alla questione conciliazione e servizi.