di Francesco Paolo Capone Segretario Generale UGL

È accaduto oggi un fatto inaspettato, un’ingerenza di altri tempi ma in realtà inedita, che ha svelato gli altarini, è proprio il caso di dire, su una battaglia civile che sta dividendo i partiti della maggioranza e il Paese. Abbiamo saputo, grazie ad un articolo pubblicato dal Corriere della Sera, che il Vaticano ha attivato i suoi canali diplomatici per chiedere formalmente al Governo italiano di modificare il Ddl Zan contro l’omotransfobia. Lo scorso 17 giugno monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato Vaticana, si sarebbe presentato all’ambasciata italiana presso la Santa Sede consegnando nelle mani del primo consigliere una «nota verbale». Secondo la Segreteria di Stato del Vaticano, la proposta approvata alla Camera e ora all’esame della Commissione Giustizia del Senato violerebbe in alcuni contenuti l’accordo di revisione del Concordato e ridurrebbe la libertà garantita alla Chiesa Cattolica all’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato. In particolare, la «libertà di pensiero» della comunità dei cattolici. Sappiamo tutti che con il Ddl Zan non è solo la libertà di pensiero della comunità dei cattolici ad essere messa in discussione, ma di chiunque la pensi diversamente dai promotori e sostenitori del Ddl stesso e che ritenga semplicemente quel testo non utile a raggiungere l’obiettivo che si prefigge. Nel dibattito che ha accompagnato il percorso del ddl Zan, si è visto accusare delle peggiori nefandezze coloro che dal centro destra – e non solo, perché di contestazioni, seppur isolate, ve ne sono state anche nel campo della sinistra, anche quella più a sinistra, come Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista, secondo il quale «quella dei diritti civili è un’arma di distrazione di massa» – hanno espresso gli stessi rilievi del Vaticano e cioè l’attacco alla libertà di pensiero e il dubbio che si tratti solo di pura propaganda. Contestazioni che veri paladini delle libertà e dei diritti avrebbero dovuto prendere in considerazione e indurli, quanto meno, ad ascoltare la parte politica “avversaria”, aprendo un tavolo per superare i nodi giuridici del testo. Ma non è stato così, almeno fino ad oggi. Stavolta il segretario del Pd, Enrico Letta, si è dichiarato pronto «a guardare i nodi giuridici» pur ribadendo che Ddl Zan è una norma di civiltà» e così anche la senatrice Monica Cirinnà, responsabile dei Diritti del Pd, ha promesso di «leggere le osservazioni della Santa Sede», pur ribadendo con «fermezza il principio fondamentale di laicità dello Stato». Quello che occorre chiedersi è perché i rilievi del Vaticano saranno letti con tanta attenzione, mentre quelli dell’opposizione, di coloro cioè che siedono nello stesso Parlamento dei sostenitori del Ddl Zan e che sono stati eletti dal popolo italiano, sono stati buttati nel tritacarne dei processi mediatici alle intenzioni. Quali sono i veri laici e quali i veri intolleranti? Domande alle quali è opportuno dare una seria risposta, prima che sia troppo tardi.