Infodemia: da Astrazeneca a vaccinazione eterologa, si salvi chi può. Pesano le due “morti sospette”, Camilla Canepa e Gianluca Masserdotti, e la circolare del ministero della Salute invece di rassicurare sta disorientando tutti.

Un tranquillo weekend di ansia e paura. Pesano ancora le due morti sospette dopo la vaccinazione con AstraZeneca: quella di Camilla Canepa, 18 anni e quella di un uomo di 54 anni, Gianluca Masserdotti, sulle quali si sta ancora facendo luce. La circolare del ministro della Salute, Roberto Speranza, sull’utilizzo di tutti i vaccini, basata sul parere del Cts, e che include dettagli sulla possibilità di somministrare come seconda dose un vaccino diverso dalla prima (vaccinazione eterologa), invece di rassicurare ha innescato un circuito. L’aver cambiato nuovamente le indicazioni sull’utilizzo dei vaccini –prime dosi Astrazeneca solo a coloro che abbiano età uguale o superiore a 60 anni – ha generato destabilizzazione e diviso ancora una volta esperti, e non solo. Marco Cavaleri, presidente della task force sui vaccini dell’Ema, intervistato dalla Stampa ha dichiarato addirittura che «sarebbe meglio vietare AstraZeneca anche agli over 60, opzione che molti Paesi, come Francia e Germania, considerano alla luce della maggiore disponibilità dei vaccini a mRna». L’Ema ha dovuto ribadire che tutti i quattro i vaccini anti Covid-19 approvati in Europa sono validi che non c’è alcun dietro-front su AstraZeneca. Stessa disparità di opinioni ha provocato l’eventuale il ricorso alla vaccinazione eterologa. Se per il ministro Roberto Speranza e per Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, l’eterologa potrebbe amplificare l’efficacia del vaccino, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha annunciato lo stop ad AstraZeneca e Johnson&Johnson per chi non ha ancora effettuato alcuna iniezione. La regione Lombardia ha tentato di andare nella stessa direzione, poi ripensandoci. Il Lazio intende lasciare libertà di scelta sulla seconda dose. Non sono bastate né le rassicurazioni del premier Mario Draghi né quelle di un luminare come Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto Spallanzani, per il quale i cittadini «devono avere fiducia» per una seconda dose diversa dalla prima. Ormai la frittata è fatta: tutti parlano, dallo Gimbe, passando per Vaia e Crisanti, arrivando fino allo Stato di Israele, e ognuno dice la sua. Legittimo in materia scientifica e sanitaria? Silvio Garattini dell’Istituto Mario Negri di Milano, in un’intervista a Repubblica ha detto: «È stata fatta non poca confusione e infatti i cittadini hanno tanti dubbi, giustificati. Il problema non le singole persone. È mancato un sistema di comunicazione efficiente da parte del servizio sanitario nazionale. Il responsabile finale è il ministero alla Sanità. Ha il compito di prendere decisioni e spiegarle bene». Una persona comune chiamata a decidere per sé, allora, che cosa dovrebbe fare?