Collaborazione anche su altre questioni

Se nei rapporti tra le due sponde dell’Atlantico qualcosa da risolvere ancora c’è (il riferimento è soprattutto alle dispute commerciali, alluminio e acciaio e anche le controversie sulle compagnie aeree), Stati Uniti ed Unione europea sembrano avere trovato una linea comune nei confronti della Cina. Che non può prescindere dalla pandemia e, per meglio dire, dalle indagini sulle origini del coronavirus. «Chiediamo progressi su una fase due di uno studio dell’Oms sulle origini del Covid-19» che sia «libero da interferenze», è la volontà espressa nell’ultima bozza della dichiarazione del vertice UE-Usa, di cui ha riferito l’agenzia Ansa. Ma c’è molto di più: la collaborazione tra Bruxelles e Washington comprenderà anche «le preoccupazioni comuni», tipo «le violazioni dei diritti umani in Tibet e nello Xinjiang», «l’erosione di autonomia e processi democratici a Hong Kong», «la coercizione economica», «le campagne di disinformazione», «le questioni di sicurezza regionale». Tutte questioni su cui Pechino potrebbe in qualche modo reagire, a causa di quella che ritiene essere un’ingerenza di potenze straniere negli affari interni. Lo dimostra l’accusa che la Cina ha in queste ore rivolto agli Stati Uniti di «illusione paranoica», dopo che il Senato americano ha approvato un ampio disegno di legge sulla politica industriale per contrastare la crescente minaccia economica di Pechino. La commissione per gli Affari esteri del Congresso nazionale del popolo, il parlamento cinese, l’ha definito un tentativo di interferire negli affari interni del paese.