All’inizio 13 club favorevoli allo “spezzatino”, ma poi il voto è stato revocato

La proposta di spalmare le partite di Serie A in dieci orari differenti era piaciuta ai club che nel corso dell’assemblea avevano dato il via libera. Tredici i voti favorevoli, ma poi è scoppiato il caos. Che ha costretto le società a rimandare la decisione alla settimana prossima. Cosa è andato storto? Repubblica ha provato a ricostruire quanto accaduto. Secondo le indiscrezioni, il motivo della revoca sarebbe stato la pressione esercitata dal presidente della Sampdoria e da quello del Genoa, Massimo Ferrero ed Enrico Preziosi. Il primo sostiene che il ‘prezzo a partita’ si aggirerebbe intorno ai 24 centesimi, cifra per lui troppo bassa dato che Sky al tempo girava intorno a 1 euro a partita. Per Preziosi, invece, si tratta di una mossa che aiuterebbe esclusivamente Dazn, senza garantire nessun introito ai club. Gli orari delle partite sarebbero stati i seguenti: sabato alle 14.30, 16.30, 18.30 e 20.45. La domenica alle 12.30, 14.30, 16.30, 18.30, 20.45 e infine il lunedì alle 20.45. Questo per permettere a Dazn di non avere problemi di connessione per un sovraccarico di utenti. Ricordiamo che Dazn è l’emittente che ha acquistato i diritti tv per il prossimo triennio, con sette partite in esclusiva. Intanto, su questa opzione si è fatto sentire il sindacato della Rai, che ha usato parole pesanti: «Quando si trattava di Superlega, tutti hanno tirato fuori lo slogan ‘il calcio è dei tifosi’, oggi invece, viene proposto un format che ammazzerebbe il calcio moderno e trasmissioni come: Tutto il calcio minuto per minuto o 90esimo minuto, già oggi messo in difficoltà da regole assurde».