di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl

La speranza che le riaperture inneschino una ripresa rapida si scontra col timore, fondato, di assistere a un’impennata della disoccupazione dopo lo sblocco dei licenziamenti. Le trasformazioni economiche messe in atto dalla pandemia, sommate ai cambiamenti che erano già in corso, se non adeguatamente governate, potrebbero, infatti, generare conseguenze non certo indolori dal punto di vista occupazionale e sociale. Che fare? Senz’altro interessanti le riflessioni sul tema del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, intervenuto al Festival dell’Economia di Trento, che ha spiegato il problema in termini ampi, oltre la semplice questione della data della fine del blocco. Stabilire come intervenire, perché, comunque, questo stato di eccezionalità non potrà durare all’infinito, nonostante proroghe e gradualità, da pianificare ascoltando le parti sociali. La situazione in ogni caso impone un dibattito approfondito e una rapida azione per intervenire sul “dopo”. Ora è il momento di costruire le basi per un futuro economicamente e socialmente sostenibile, che consenta, cioè, da un lato una ripresa duratura e tangibile e dall’altro che tuteli le persone in difficoltà durante questa complessa fase di transizione. Sarà fondamentale procedere verso una riforma complessiva del sistema degli ammortizzatori sociali. «Coloro che perderanno il lavoro in questa fase dovranno essere protetti», così Visco, ricordando, elemento particolarmente importante per l’impatto concreto sulla realtà del mondo del lavoro e sulla società italiana, che nel nostro Paese il sistema economico è molto frammentato. Riferendosi in particolare ai lavoratori meno protetti, da quelli delle Pmi, per i quali durante la crisi Covid sono state previste delle tutele e che ora «non possono essere abbandonati», così come, a nostro avviso non dovrebbero essere abbandonate le piccole imprese stesse, eccellenza italiana da valorizzare, non certo da “liquidare” in nome della modernità. Oltre ai lavoratori delle Pmi, ci sono anche tanti altri, gli autonomi, i precari, molti già estromessi dal mondo del lavoro, che dovrebbero essere compresi in un progetto di riforma realmente innovativo, “evoluto”, per usare la definizione di Visco, e quindi da un lato inclusivo e dall’altro, stavolta, agganciato a politiche attive efficaci. Il governatore ha anche parlato del ruolo dello Stato nell’economia, lo stiamo vedendo in queste settimane in alcuni settori particolarmente importanti e delicati, sia dal punto di vista lavorativo che economico, affermando che anche dopo la fine dell’emergenza sanitaria necessariamente l’impegno pubblico per governare crisi e ripresa dovrà essere diverso, come dovrà essere differente il ruolo dell’Europa, con una revisione – dopo l’attuale sospensione – del patto di stabilità e maggiore coordinamento anche in futuro per offrire risposte efficaci, a livello nazionale e di Unione, alla questione sociale e occupazionale post-emergenza. Sembra che la crisi Covid abbia accelerato la discussione su temi che, comunque, erano prioritari e mostravano significative criticità, già da prima dell’avvento della pandemia.