di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

In questo scorcio di millennio viviamo un’epoca di incredibili contraddizioni. In Occidente, in Europa e qui da noi in Italia, i cambiamenti profondi nella morale collettiva, sempre più libertaria e attenta al rispetto delle minoranze, convivono con la presenza di integralismi venuti da lontano: da un lato il Ddl Zan, genitore uno e genitore due, dall’altro il dramma di una giovane pakistana scomparsa per aver rifiutato un matrimonio combinato. “Mondi lontanissimi”, per dirla con Battiato. Si possono dire e mostrare su tutti i media e a qualsiasi ora cose un tempo stra-vietate, ignorare perfino quel minimo di compostezza dettata non dal moralismo, ma dalla buona educazione, eppure erano anni che non si sentiva parlare così spesso di censura come avviene da qualche tempo a questa parte. Ci sarebbero esempi a iosa. Uno, piuttosto inquietante data la delicatezza della materia e l’impatto avuto sulla vita della popolazione dell’intero pianeta, riguarda la teoria, serpeggiata sin dall’inizio, che il virus Sars-CoV-2, il nuovo coronavirus che ha scatenato una pandemia costata finora 3 milioni e mezzo di morti nel mondo e che ha provocato e continua a provocare sconvolgimenti economico-sociali senza precedenti, non sia nato naturalmente, ma sia stato prodotto dall’uomo e si sia diffuso – nella migliore delle ipotesi – a causa di un incidente di laboratorio. Non sappiamo come siano effettivamente andate le cose, le indagini e gli studi spettano agli esperti del settore, ma questa possibilità non è mai apparsa del tutto “campata in aria”, dato che nella città d’origine del virus, Wuhan, si trova un importante laboratorio che si occupa di studiare i più pericolosi agenti patogeni esistenti. Il punto è che fino a pochi giorni fa questa ipotesi – del tutto legittima – non poteva essere divulgata sui social, pena essere bannati. Ora, invece, che il nuovo presidente Usa, Joe Biden, ha avviato un’indagine sul nuovo coronavirus, proprio per verificarne l’origine naturale o artificiale, le censure saranno rimosse e si potrà di nuovo discutere apertamente della questione. Ora, sinceramente, tutta la faccenda è preoccupante. Non si parla qui di una giusta censura volta ad evitare comportamenti irrispettosi, violenza verbale, diffusione di materiali illeciti o altro. Ma di un’epurazione sistematica delle opinioni “non allineate” che ha operato per un anno e mezzo impedendo la libera discussione su una vicenda tanto importante quanto sospetta. Con la palese finalità di impedire il dibattito sulle responsabilità cinesi: dall’incidente di laboratorio alle comunicazioni parziali e tardive, all’arresto dei medici che tentavano di mettere in guardia la popolazione su ciò che stava accadendo. Una censura mediatica accompagnata dall’accondiscendenza dell’Oms e di molta parte della politica di stampo progressista, che riservava a chi mostrasse dubbi, da Trump in poi, le solite etichette: “complottismo”, “razzismo” e quant’altro. Adesso che Biden ha deciso, bontà sua, di cambiare atteggiamento e con lui i dem di tutto il mondo, la censura è saltata. Quello che ne viene fuori è un ritratto della situazione politica e sociale nel nostro mondo occidentale che ricorda romanzi distopici e che meriterebbe maggiori attenzioni.