Una grande operazione contro il narcotraffico è stata conclusa con successo ieri. La sua portata è talmente alta da suscitare ancora per tutta la giornata di oggi elogi verso le istituzioni che l’hanno portata a termine: il Ros unitamente al personale del gruppo carabinieri di Locri (Rc), dei comandi provinciali carabinieri di Reggio Calabria e Torino, del servizio centrale di cooperazione di Polizia – progetto Ican, della polizia federale brasiliana, hanno rintracciato a Joao Pessoa (Brasile) i narcotrafficanti Rocco Morabito, di Africo, in provincia di Reggio Calabria, e Vincenzo Pasquino, torinese, rispettivamente inseriti negli elenchi dei latitanti di massima pericolosità facenti parte del “programma speciale di ricerca” e dei latitanti pericolosi stilate dal ministero dell’Interno. Morabito, classe 1966, era considerato il “re del narcotraffico”: secondo gli inquirenti, gestiva un gigantesco traffico di droga che dal Sudamerica si diramava verso la Sicilia, quindi la Lombardia e la Calabria, inondando l’Italia di cocaina. In Uruguay, dove venne incarcerato (dopo 23 anni di latitanza) ma riuscendo poi a fuggire, era conosciuto col nome di “Souza”. Il boss, infatti, come accertò la polizia, era riuscito a procurarsi documenti brasiliani su cui compariva il nome di Francisco Antonio Capeletto Souza di Rio de Janeiro. Nell’ottobre del 1994 era riuscito a sfuggire alla cattura, per poi trasferirsi in Sudamerica. Pasquino, latitante e narcos, è considerato il numero uno tra i broker che gestiscono il traffico di cocaina per i cartelli del Sudamerica.

I Carabinieri del Ros hanno lavorato fianco a fianco con gli uomini dei comandi provinciali di Torino e Reggio Calabria, con gli investigatori brasiliani e con il supporto di Fbi e Dea (agenzie Usa). Dall’anno della evasione di Morabito da un carcere dell’Uruguay, nel 2019, il Ros è sempre stato sulle sue tracce senza mai mollare fino a oggi, quando la squadra di circa 20 uomini arrivata in Brasile per braccare il secondo ricercato più pericoloso dopo Matteo Messina Denaro, sono riusciti a far scattare la trappola e a catturare Morabito a San Paolo.

In un’intervista rilasciata al giornalista Klaus Davi nel febbraio del 2016 il cugino di Rocco Morabito, Leo, detto “U Scassaporte”, si disse «praticamente certo» che sarebbe stato impossibile prenderlo. «È più furbo del diavolo. Rocco – disse – è molto intelligente, parla quattro lingue, è molto istruito e legge tutti i giornali. Non è uno sprovveduto».