È polemica incrociata sulla proroga allo stop ai licenziamenti. I leader confindustriali delle regioni del Nord parlano di «colpo basso» del Governo, quest’ultimo risponde innescando una polemica interna. E i sindacati? Non tutti la pensano allo stesso modo

Sulla proroga dello stop ai licenziamenti estesa fino ad ottobre, le posizioni in campo sono solo apparentemente due. Ieri, domenica, in una nota i leader confindustriali delle regioni del Nord hanno definito la scelta del Governo un «colpo basso». In cerca di «chiarezza», si sono appellati «al premier Draghi per la sua competenza, affidabilità e coerenza affinché trovi una soluzione nell’interesse di tutti gli italiani, per una vera ripresa economica e sociale». L’accusa dei presidenti di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti, di Confindustria Veneto, Enrico Carraro, di Confindustria Emilia Romagna, Pietro Ferrari e di Confindustria Piemonte, Marco Gay, ha nome e cognome: «La norma proposta dal ministro del Lavoro Orlando al decreto Sostegni-bis, oltre a non essere in alcun modo condivisa con le parti sociali, diversamente da quanto confermato dal Parlamento in sede di conversione del decreto Sostegni 1, non fa che prolungare ulteriormente l’incertezza delle imprese in un momento in cui invece servirebbe grande chiarezza». Sulla stessa linea si sono poi schierate anche Federmeccanica e Federchimica, il presidente di Confindustria Bari, Bat e Puglia Sergio Fontana. Il ministero del Lavoro ha respinto le accuse sostenendo che «il recente Consiglio dei Ministri ha approvato all’unanimità un dl condiviso da tutte le forze politiche di maggioranza e discusso in pre-consiglio il giorno prima». Posizione smentita dalla sottosegretaria del ministero del Lavoro ed esponente della Lega, Tiziana Nisini, perché «la deroga, inserita a sorpresa del ministro fuori sacco, mette in discussione le regole contenute nel decreto Sostegni-uno: lì si parlava di proroga di 13 settimane del blocco dei licenziamenti, vale a dire fine giugno». Insomma, un’altra bella gatta da pelare per Mario Draghi. Anche il fronte sindacale è variegato. Per Cgil – e anche per la Cisl, che ha inserito nel “pacchetto” della polemica anche la «liberalizzazione» dei subappalti – «il provvedimento del governo sui licenziamenti – hanno così dichiarato i segretari delle regioni del nord della Cgil — è un primo passo ancora insufficiente e deve essere completato per garantire la proroga certa del blocco fino almeno ad ottobre» per arrivare così a un «rafforzamento degli ammortizzatori sociali in direzione di una copertura universale. Ma c’è una terza via. Il Segretario Generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone, ha sempre detto che soprattutto «sono necessari incentivi alle assunzioni» al fine di «salvaguardare i posti di lavoro e a far ripartire le attività in vista della stagione estiva». Alla luce dell’imminente sblocco dei licenziamenti, «urgono misure incisive a partire da una riforma del welfare e delle politiche attive fondata sulla valorizzazione delle nuove competenze e sulla formazione».