di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale UGL

Da seguire con attenzione la perdita di potere d’acquisto delle pensioni presenti e di quelle future per effetto della crisi

La previdenza rappresenta uno dei grandi temi di ogni azione di governo. Volente o nolente, ogni presidente del consiglio, e non soltanto in Italia, è prima o poi chiamato a confrontarsi con questa grande tematica che investe direttamente o indirettamente quasi un terzo della nostra popolazione già in pensione o che andrà in pensione a breve. Come noto, al 31 dicembre scadrà la sperimentazione di quota 100, un provvedimento che la nostra Organizzazione sindacale ha sostenuto con convinzione nella consapevolezza che è necessario superare il grande blocco imposto dalla legge Fornero. Un blocco, è bene ricordare, che è doppio, perché limita la libertà in uscita e, soprattutto, perché impedisce largamente il ricambio generazionale. Non è un caso del resto che, anche al netto dell’effetto delle varie crisi che hanno investito il Paese, da ultimo quella connessa al Covid-19, la disoccupazione giovanile ha preso a crescere con una intensità molto significativa proprio a partire dalla riforma previdenziale del dicembre del 2011. Nei prossimi mesi, inevitabilmente, andrà fatto un lavoro complessivo per capire quale misura andrà introdotta per evitare gli effetti devastanti dello scalone del 1° gennaio. La previdenza, però, è un campo molto più ampio che va conosciuto e questo numero di Meta sabato ci permette di approfondire alcuni aspetti interessanti anche se poco conosciuti, come, ad esempio, la questione del peso della contribuzione sul costo del lavoro e su come essa incida sulle decisioni delle imprese di assumere o meno. Altra questione di non poco conto è quella della destinazione del trattamento di fine rapporto con riferimento alle imprese medie e grandi da almeno 50 dipendenti.