I leader di oltre 20 Paesi si sono confrontati su come uscire dalla pandemia

«La crisi globale non è finita, dobbiamo agire in fretta». Così il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha aperto il Global Health Summit, il vertice mondiale sulla Salute, co-organizzato dall’Italia, durante l’anno della presidenza di turno del G20, e dalla Commissione europea, a Roma. L’incontro, che si è svolto in modalità virtuale – oltre a Draghi, presente a Roma soltanto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen –, ha permesso ai capi di Stato e di governo di oltre 20 Paesi, ai responsabili delle organizzazioni internazionali e degli organismi sanitari globali di condividere le rispettive esperienze maturate durante l’emergenza sanitaria. «La pandemia ha sottolineato la straordinaria importanza della cooperazione internazionale» per il presente e il futuro, ha osservato Draghi, sottolineando uno degli obiettivi del summit: «Capire cosa è andato male». «Mettere sotto controllo la pandemia ovunque, assicurare che i vaccini vengano dati a tutti, ovunque», è il secondo obiettivo indicato da von der Leyen, annunciando che «100 milioni di dosi saranno consegnate ai Paesi a basso medio reddito entro il 2021». «Dopo un anno e mezzo, stiamo iniziando a vedere la fine di questa tragedia. Per la prima volta, la normalità si avvicina», ha detto Draghi. A questa pandemia, però, ne seguiranno delle altre – il mondo sta entrando «nell’età delle pandemie», sostengono diversi esperti –, per questo motivo alla fine del Summit i partecipanti hanno sottoscritto la Dichiarazione di Roma che contiene alcuni principi «per migliorare la preparazione nella risposta e nella prevenzione, per una risposta coordinata e resiliente» alle prossime pandemie.