di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale UGL

Ci sarebbe molto da dire attorno alla crisi occupazionale determinata dal Covid, ed altrettanto sulle significative criticità del mondo del lavoro italiano, che, anche se in modo certamente meno eclatante, erano comunque già presenti nel Paese prima dell’arrivo del virus. Sono, ad esempio, interessanti e in gran parte condivisibili le riflessioni di Marco Bentivogli su Italia Oggi: «Il lavoro non lo creano i decreti, ma le imprese. Bisogna fare in modo che fare impresa non sia un calvario tra burocrazia, scarse infrastrutture, alti costi energia, giustizia lenta e ingiusta, certezza del contenzioso e non del diritto», parole sacrosante, che diciamo anche noi dell’Ugl, da tempo, e che con soddisfazione sentiamo pronunciate anche dall’ex esponente della Cisl. Bisogna fare in modo che in Italia ci siano i presupposti per creare lavoro, altrimenti ogni intervento tampone in materia rimarrà fine a se stesso. Ed anche per generare un’occupazione di qualità, quella che abbiamo perso, infatti, in questo anno era in buona parte quella esclusa dalle misure di sostegno messe in atto dopo la pandemia. Da aggiungere anche la questione fiscale, fondamentale, con le conseguenze che conosciamo di un fisco che non premia le imprese che operano sul territorio, per lavoratori, imprese e in generale con il risultato di un impoverimento generale. Altrettanto interessanti le riflessioni su automazione, formazione e ammortizzatori sociali: notare che le economie più avanzate sono quelle nelle quali ad un alto tasso di robotizzazione corrisponde un tasso di disoccupazione basso dimostra che bisogna puntare su una produzione all’avanguardia e su una forza lavoro qualificata per vincere la sfida della ripresa puntando verso l’alto. Grazie ad una formazione adeguata, utile a creare le nuove competenze necessarie nel mondo del lavoro odierno, e collegata in modo strutturato ad un sistema di ammortizzatori rinnovato e capace veramente di offrire, accanto ai sostegni per i periodi di inattività, delle concrete politiche attive. Nell’immediato questa sfida di modernizzazione deve fare i conti, però, con la crisi Covid e con le urgenze dell’economia. Per questo chiediamo che da subito si proceda a liberare la tranche da 40 miliardi di euro di aiuti ad aziende e lavoratori prevista nel Dl Sostegni bis e a erogare in tempi rapidi i contributi a fondo perduto, necessari a salvaguardare i posti di lavoro e a far ripartire le attività in vista della stagione estiva. Dobbiamo innanzitutto sostenere le nostre imprese nel superare l’emergenza, onde evitare una desertificazione che, con l’imminente sblocco dei licenziamenti, potrebbe generare una crisi sociale devastante. Poi, però, bisognerà guardare al futuro e per questo dobbiamo finalmente affrontare le criticità del sistema. Quindi infrastrutture, energia, giustizia, ma anche defiscalizzazione del costo del lavoro, decontribuzione per le assunzioni, potenziamento del contratto di espansione, riforma degli ammortizzatori sociali nel segno della formazione e delle politiche attive.