di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale UGL

La crisi diplomatico-migratoria che sta avvenendo in queste ore in Spagna da un lato preoccupa, dall’altro fa riflettere su un tema importante e divisivo come quello dell’immigrazione clandestina di massa verso l’Europa. In sintesi: circa ottomila migranti provenienti dal Marocco hanno forzato le barriere a protezione dell’enclave spagnola in terra africana di Ceuta, mossi dalla volontà di entrare in Europa. Con la sospetta accondiscendenza del governo di Rabat, che starebbe usando questa invasione come rappresaglia contro Madrid, colpevole di aver accolto in terra spagnola Brahim Ghali, capo del Fronte Polisario, organizzazione separatista in conflitto col governo marocchino, ricercato in Patria. Un grave attrito fra i due Paesi, con tanto di richiamo dell’ambasciatrice marocchina a Madrid, Karima Benyaich, mentre è in atto l’assalto alle frontiere. Pedro Sanchez ed il suo ministro dell’Interno, Fernando Grande-Marlaska, stanno rispondendo con l’esercito per il respingimento dei migranti, anche perché lo stato delle cose si sta facendo insostenibile, con scontri e risse fra immigrati e spagnoli, terrorizzati a causa dell’invasione e fortemente critici verso il governo. Nel frattempo, l’Esecutivo spagnolo sta cercando una soluzione alla crisi diplomatica e una maggiore assistenza da parte europea. In ogni caso le parole di Sanchez sono state chiare: «L’integrità territoriale delle frontiere di Ceuta e Melilla, che sono anche le frontiere dell’Ue, sarà difesa dal governo spagnolo in ogni momento, in qualsiasi circostanza e con tutti i mezzi necessari». Insomma, una situazione davvero complessa, che fa pensare. In Italia siamo abituati a una politica ideologicamente divisa sul tema migratorio: da un lato la visione rigorista della destra, dall’altro quella aperturista della sinistra. La vicenda spagnola, col primo ministro e leader socialista impegnato con l’esercito a difendere i confini, fa ben capire che il rispetto delle norme sull’immigrazione non dovrebbe avere colore politico e che le crisi migratorie pilotate e ricattatorie nei confronti dei Paesi dell’Europa mediterranea andrebbero affrontate in modo deciso – da chiunque sia al governo – per ristabilire i principi di legalità e sicurezza. Non solo quindi ricollocamenti equi sul territorio europeo delle persone richiedenti asilo, come giustamente sta chiedendo il nostro premier Draghi, ma la difesa convinta del diritto dell’Europa a proteggere le proprie frontiere e a non sottostare a ricatti e invasioni. Salvando le vite nel Mediterraneo, ma anche e contemporaneamente affrontando in modo deciso, come sta facendo la Spagna, il perverso sistema di traffico di esseri umani a fini economici e politici, che danneggia e mette in pericolo tanto i migranti, incoraggiati a pericolosissimi viaggi in mare, quanto i cittadini europei, ormai esasperati dalla situazione. A Ceuta come a Lampedusa.