Pesa la carenza di fiale, anche se il commissario Figliulo è ottimista per giugno

Più facile a dirsi che a farsi, stante la perdurante carenza di materia prima, vale a dire i vaccini. Il protocollo sulle vaccinazioni in azienda è infatti ancora rimasto sulla carta. Come noto, il testo sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil, Ugl e le altre parti sociali, compresi i datori di lavoro, prevede tre possibili opzioni: l’azienda organizza i propri spazi in base alle linee guida allegate al protocollo stesso e vaccina direttamente, retribuendo il personale medico impiegato, ma ricevendo le fiale necessarie; l’azienda decide di convenzionarsi con un soggetto privato accreditato, pagando il servizio con le fiale sempre fornite dalla struttura commissariale; le aziende, in particolare quelle più piccole e prive di spazi, singolarmente o per territorio si rivolgono all’Inail che mette a disposizione i propri ambulatori. Tutto il sistema, però, non è ancora partito per una serie di difficoltà oggettive, la prima delle quali è appunto quella della carenza di fiale sufficienti. Nei giorni scorsi, da più parti, era stata avanzata la proposta di utilizzare il surplus di vaccino Astrazeneca per avviare la campagna vaccinale nelle aziende, ma poi si è deciso di andare più sul sicuro, utilizzando il canale delle regioni. Intanto, interi settori produttivi fortemente esposti continuano a non essere coperti da una vaccinazione di massa. In particolare, è il caso delle cooperative dei servizi alla persona.