Elon Musk non accetta più Bitcoin per l’acquisto delle sue auto: le cripto-valute inquinano troppo. Perdite fino al 15%, la cripto è stata scambiata a 51.107 dollari (-12%), e la capitalizzazione di mercato è scivolata sotto i 1.000 miliardi a 937

È bastato che Tesla, cioè Elon Musk, annunciasse la sospensione dell’acquisto di auto in Bitcoin a far precipitare in borsa la principale cripto-valuta e le concorrenti. Il Bitcoin ha perso fino al 15%, intorno alle 13, la cripto è stata scambiata a 51.107 dollari (-12%), e la capitalizzazione di mercato è scivolata sotto i 1.000 miliardi a 937. La cripto-valuta è scesa del 22% rispetto al record storico di 65.000 dollari toccato in aprile. Su Twitter il proprietario/fondatore di Tesla, sollecitato da investitori ambientalisti, ha mostrato preoccupazione per l’utilizzo di fonti fossili nella produzione del Bitcoin, annunciando che per questa ragione il gruppo non lo avrebbe più accettato come forma di pagamento delle auto del marchio, preferendo eventuali altre cripto-valute che generano minore inquinamento. Musk ha anche precisato però che non venderà i Bitcoin in proprio possesso. Come fa a inquinare una cripto-valuta? Le valute digitali dipendono dai cosiddetti “minator” – da cui “mining” cioè “attività di estrazione” – i cui computer ad alta potenza funzionano giorno e notte, assorbendo elettricità per eseguire i calcoli utilizzati per verificare le transazioni. Dal momento che quasi due terzi di questa attività avviene in Cina, dove il carbone è la principale fonte di elettricità, ciò significherebbe più emissioni e quindi il Bitcoin sarebbe adesso il nuovo nemico dell’ambiente. Fino ad oggi la Cina non si è mossa abbastanza per sostituire totalmente il carbone con le più costose energie rinnovabili. Secondo l’Università di Cambridge i cinesi tendono a utilizzare l’energia rinnovabile, soprattutto idroelettrica, durante i piovosi mesi estivi, e i combustibili fossili, principalmente il carbone, per tutto il resto dell’anno. In merito, le analisi e le previsioni degli esperti si sprecano, mentre la Cina starebbe semplicemente valutando il reale nesso tra l’estrazione dei Bitcoin, l’utilizzo di energia prodotta con il carbone e l’impatto sull’ambiente. Negli ultimi anni il numero di persone che hanno investito in cripto-valute è aumentato enormemente, molto attraenti sia per il guadagno “facile” e senza un quadro regolatorio di riferimento – sebbene il regime di tassazione molto complicato costringa gli investitori a non poter riscuotere i guadagni, che restano così immagazzinati in formato digitale su qualche sito specializzato – sia perché sono pubblicizzate nel mondo e in Italia da personaggi famosi. Ma la Banca d’Italia e la Consob, nonché le tre Autorità europee di supervisione, Eba, Esma ed Eiopa, hanno ribadito, come già avvenuto nel 2018, la natura altamente rischiosa e speculativa delle cripto-attività, avvertendo i consumatori in merito «agli elevati rischi connessi con l’operatività in cripto-attività (crypto-asset) che possono comportare la perdita integrale delle somme di denaro utilizzate».