Escalation di tensione tra Israele e Hamas, sempre più simile alla guerra del 2014. Ankara contro Washington per aver definito attacchi israeliani «autodifesa». intensificati i bombardamenti aerei, raid su Gaza

È grave la situazione in Medio Oriente, tanto che si parla di guerra imminente e non più di “semplici” scontri: un’escalation di tensione che si è intensificata nelle ultime 48 ore. In realtà, gli scontri a Gerusalemme est erano in corso da diverse settimane, quando la polizia israeliana ha allestito posti di blocco nei pressi della Porta di Damasco all’ingresso della città vecchia, punto di ritrovo per i residenti palestinesi di Gerusalemme durante il Ramadan. Le barriere sono state in seguito rimosse dopo violente proteste. Ma le tensioni hanno continuato ad aggravarsi sia a causa delle notizie di un potenziale esproprio delle abitazioni di diverse famiglie palestinesi nel quartiere di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme est, sia per l’incitamento ad attacchi contro ebrei ultraortodossi da parte di giovani palestinesi sui social media. Sulla spianata delle moschee, luogo sacro e simbolico, il 10 maggio sono esplosi violenti scontri tra manifestanti palestinesi e forze di sicurezza, con i primi che hanno lanciato pietre contro gli agenti, i quali a loro volta hanno risposto sparando granate assordanti e proiettili di gomma. Secondo la polizia israeliana, i manifestanti palestinesi hanno lanciato pietre dalla sommità della moschea di Al Aqsa contro una strada sottostante, scatenando la reazione delle forze di sicurezza. Per i funzionari dell’Anp, la polizia israeliana ha «assaltato ad Al-Aqsa», atto equiparato ad un sacrilegio. Arriviamo ad oggi, dopo una seconda notte di fuoco in Israele e nella Striscia di Gaza, con l’alternarsi di attacchi con razzi e raid aerei che fino all’alba hanno tenuto impegnate sia le milizie palestinesi sia l’esercito israeliano. Hamas e la Jihad islamica hanno dichiarato di aver lanciato oltre mille razzi contro Israele, Tel Aviv compresa. In risposta, la difesa israeliana ha attuato il più imponente attacco in tutta la Striscia dal conflitto del 2014, durato ben 50 giorni, prendendo di mira le case di alti esponenti di Hamas. L’ultimo bilancio parla di oltre 50 morti e più di 300 feriti tra i palestinesi e circa una decina di vittime tra gli israeliani. Gli attacchi aerei israeliani hanno raso al suolo due torri di appartamenti nella Striscia di Gaza, dove 2 milioni di palestinesi vivono sotto il blocco israelo-egiziano da quando Hamas ha preso il potere nel 2007. I colpi di avvertimento hanno permesso ai civili di evacuare gli edifici, ma le perdite sono state immense. Si contano centinaia di feriti su entrambi i fronti. L’inviato delle Nazioni Unite per la pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, ha lanciato alle parti un monito al momento destinato a restare inascoltato. È evidente che si sta andando «verso una guerra su vasta scala»: il ministro della Difesa israeliano, Benny Gantz, ha avvertito che «questo è solo l’inizio», mentre il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha avvisato che «se Israele vuole intensificare, noi siamo pronti».