Dal vino con acqua al “latte” fatto con piselli: l’allarme squilla per l’agroalimentare. Il sistema di etichettatura UE “Nutriscore” a semaforo rischia di favorire le multinazionali del cibo a discapito di «un sistema alimentare basato sulla terra»

Dopo la polemica lanciata da Coldiretti sul vino con acqua o, meglio, dealcolizzato con aggiunta di acqua, ecco un altro allarme: l’annuncio del vicepresidente Nestlé, Bart Vandewaetere, in merito alla nuova bevanda creata con piselli ultratrasformati ha conquistato il «Nutriscore A» ovvero il “semaforo verde” di alcuni Paesi UE. Che cos’è «Nutriscore»? È l’etichetta alimentare “a semaforo”, approvata dall’Ue e fonte di grandi polemiche, che vede contrapposte Francia, Gran Bretagna e Germania, da una parte, e Italia più altri Paesi soprattutto dell’Est Europa, dall’altra, i quali preferiscono il sistema Nutriform Battery, sempre a sua volta approvato dall’UE. Esistono quindi diverse modalità di etichettatura che consentono di far arrivare sulle nostre tavole prodotti approvati con criteri diversi. Inoltre salute e economia si intrecciano: il settore agroalimentare italiano pesa oltre 522 miliardi di euro e rappresenta il 15% del nostro Pil, è il primo in Europa per valore aggiunto ed è strategico per l’Italia in termini di export. Secondo le elaborazioni ISMEA su dati Istat, tra gennaio e giugno 2020, le esportazioni italiane agroalimentari hanno raggiunto 22,1 miliardi di euro (+3,5% su base annua), pari all’11% dell’export complessivo di beni e servizi. Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, ha lanciato un appello sul pericolo rappresentato dalle multinazionali e da etichettature come Nutriscore: «Stiamo denunciando da tempo il pericolo che multinazionali possano utilizzare strumenti come il Farm to Fork o posizioni ideologiche contro i prodotti di eccellenza della nostra zootecnia o, ancora, sistemi di etichettatura come il Nutriscore per favorire la transizione da un sistema alimentare basato sulla terra, sui territori, sui contadini e su esperienze centenarie di trasformazione verso un sistema delle industrie dei cibi chimici e sintetici, favoriti da pretese finto salutistiche». Sulla stessa lunghezza d’onda Coldiretti e le federazioni di categoria di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Nutriscore è l’etichetta, ideata dalla Francia, che, utilizzando l’immagine di un semaforo, assegna un colore e, dunque, un “via libera” (verde) o uno stop (rosso), ad ogni alimento sulla base del livello di zuccheri, grassi e sale per 100 grammi di prodotto. L’Italia, invece, ritiene che le indicazioni “a semaforo” penalizzino la dieta mediterranea e più in generale i prodotti Made in Italy. L’alternativa proposta, NutrInform Battery, valuta i cibi sia in base alla loro incidenza nella dieta sia a tutti i valori per singola porzione consumata (energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale). L’adozione di Nutri-Score avrebbe un peso che, secondo stime di Coldiretti e soprattutto di Federalimentare, potrebbe arrivare fino al 50% dell’export. Esclusi da tale etichettatura i prodotti DOP, IGP e STG. Ma se viene chiamato “latte” e ottiene il “via libera” un liquido fatto con i piselli supertrasformati, qualcosa non va.